Pègaso - anno I - n. 11 - novembre 1929
\. . 553 ( ,, . . - ][o ? lo }aV,@'P©e l'lOifl.diO l'tOiÌà a Fl!eSSUiJJJ:Ò . . __: E chi cLcrede, pezzo di galera? - g11idòuno degli sconosciuti ;r I , se@Jil ~nifti[Wait'iia, • • ' \ • \• '.'• • \ ,, \ • Allora aècadde ·un fatto imprevisto di cui subito Asdente · non si rese c.@[!),t0. Vide Ctea}Qn:e hwar~i 01ruUai S<1lggioilla e à~vefiltarsi contro q'tlalcuno ch'egli non riusciva a scorgere. Udì un rumore di ·lotta confusa, un vocli,ar,egenemilie,..u1i1asgb.ignazzi;i,ta: ~- (ltitar; <I.alo beHo, cos'ha sul braccio,· l'amico! - · . - Adessò lo pfochian.o - pensò ·con. tanto ov.rore che crede,tte, d'a;ve;r_gridato forte. · •. . · . In. quel mentre sentì un gr3Jn tonfo contro la sua parete e uno ~cop!E')iimr vicino e terribilè cl.isingb.fozzi rauchi e stonati. ; - Cosa -v'ho fatto io ? . Em lai voce di Oicailone, e ora .ne vedev~ dal bl'l~olin0 H braccio : nudo teso verso là, luminosità confusa dove gli altri respiravano .ansamdo dì sforzo 'li'ecen~e. - Son. stanco, - piangeva ~ di esser sempre trattato .cosi. , Cosa v'b.o fatto.? .Son.o degli an:ni che lavoro come nn eane e man– gio appena da sfamarmi. .Nessuno mi vuol dar pace. Perché anche q_Nel1o lì, c.he non mi hl:limai visto, è v:enuto a tirarJilli, fuori la ga- tera ? No n ho diritto di dimenticarmene, io ? · . . · . , Tutti tacevano impressionati. ., Asdlente sentiva quel singhiozzò vicino scuotere la parete men– tre un gran .vuoto si scavava nel suo rpetto dove la cavernosità dei ·singuJM e dei griidi si ripe;rcuciteva con dolorosa rpartecipazione. 1Trascinate da un'onda più veloce della sua v-olontà faticantè a trat– tenei!.'lie, l,e:imm:agimidella vend,etta e q.el dispirezzo svaniva.:rto. Smarrito al mancare di quegli ap pogg i quasi. materiali, il gobbo :si t!Ilovògil'iocel:i!oni accan.to aUà ,Pa:rète eoJ .b!Ì:sogno .di eb.iamaMilio ·schiacciasassi e di c hiedergli perdono ; .ma non osò emetter voce IJer panra che gli al.tri udisser,o e ridesser9 Gli lwi com,e di UIFl topo che dalla tana fa c6raggio al compagno-rimasto i:µ trappola. Toccò con un dito i~ legno, dette anzi una grattatina,; poi, stretto :òlaUa vergogna d'i s~i:rnarsi v:He, si persuase che all'altro toccava· :accorgersi di lui. . . . _ ., _ Basta con ques-to piaign.isteo - disse il ren:aio1o. Vi siete messo -·,o.allaparte del torto col voler. tirar la bottiglia. Ora tutto è :fiìnito. , . . '"forilll:àte•()J]ui a sedere, eilllie si mgion:a., N©n s!Ì:v1JJolmiilil-a fail!vi del· ,male diamine! - ma Cicalone rimaneva incollato al legno quasi ·gode~se ie: ia'erÌ'I\Iile jeUa sua proitesta e 1o sttUJggi!IDeililto dsi sf@ga~sL _ Se no fatto qualcosa di male - .disse in tono fervoroso, - è ,~itato lil]1aJ V101ta,perché c'ero (Preso.pel coll@, e Alfonso _lo sa ben:e. . Scartoccio per quanto secc31to di essere. tirato in ·ballo su qu.eif.- ,i!J'a;rg,@filemto ap!J))ro;v;ò: · · Bibt,iQteca Gino Bianço
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy