Pègaso - anno I - n. 11 - novembre 1929
532 R. Serra Per altro ho avuto torto di non tener conto che le ristampe del ' Dossi sono proprio di quest'ultimi amni e per il grosso dei lettori lo scrittpre comincia a esistere solo oggi; si che avevo il diritto dj P'arlame. Del Lucini mi riservavo di dir qualcosa. nel secondJo vo– lume 1 ), dove parlo di movimernti é di ouriqsità abbowJando a ,ecwn.to ai futuristi, ma da parte, la sua figuya; [P,ercuti ho sempre av:ete.a un'antipatia temperatià ài stima. Indugiavo appunto a pavila:lfle. p,er tim,ore di cedere all'antipatia, ch'è istintiva e fastidi,òsa in mé per tutto ciò che inc,ontro sfac,ciato troppo e rivoluzionario e stra· vagrunte in vista e in mostra. Conosco in me. stesso i pieriooli dei temperamenti selvatici e li perdono con diffi<0oltà: massime 1I1el– l'arte, dove, per il pudore (;he è il gastigo della forza vera, sono sempre ool nostro (oh, come nostr,o !) Don Lisander. Del Lucini ammiro e quasi invidio il ritratto abbozzato da lei in poche parotle affettuosamente pooetranti: me ne gioverò, se permette;. e. leggerò qua,l.chealtra oosa ·olt1·ele'po,che che ,io ho visto ,sin qui di sd'uggìta~: Perehé bisognai dire ch'io per abitu'di!Ile leg·g,opoche c-ose mode;rm-e ;l , ne ho letto un mucchio, i!Il pochi, gi,orni, gu~ndo mi .son messo a quel volumetto : per: scrup.Òlo di 0osciooza e non per altro. Del resto io vivo in questa pfooola città dove faccio molto liberamente il bibliotecario di una .s.iJl,emJ.~ e superba libreria quattrocente– sca; e della vita letteraria contemporanea non m'aiccorgo e IIlOn mi curo se noo attraverso le l ettere d i pochi amici, e in qualche corsa che faccio, di tarnto in talllto, ver.so una città più .grande. Allora una stazione d:i qualche ora nel le libr erie che oonosoo, a J3o1ogna, a Firenw o a Roma, mi permette, così in piedi, presso l' etagère dei , libri 1I1uovi,so1Uevando i lembJ dei fogli :non ancora tagliati, di .prendere una conoscenza rapida e sufficiente per me delle cosi.det~e novità della stagione. Se qualcosa mi ferma, aUora mi proèuro H libro per rileggere ad agio. Così faccio anche soorrend,o le rivis,te e gli articoli de' giornali; senza leggere, di solito. E mi sòagllio di· ra-0,0. (Se runche sbagliassi più spesso non me 1I1e importerèbbe. Io nolll faccio il critico ,o il giudice di professfone. Ho tr,oppo da badare ai miei libri 3/Iltichi e ai miei sogllli e alle malinc.onie per poter render giustizia minuta a tutt,a questa brava gente che scrive· e fa rumore). Può essere che mi sia sbagli[l,to per Bernasoo1I1i.Vidi i_ suoi Uomini .guàrda!Ildo appunto il v;olume i!Iltons,o, e non ,mi parve groo oosa (intenzioni di real:ùsmo t, profoa,dità espressivai, · sebbem1 ricordo, co111 p,oea feli~ità: stille. moèl~rno, sègn>0calcato e di,;ir•@ ;. interesse.generico). Ci guarderò. ancora cL@po quello che\ lèi '[Ì;}_e dice. Mentre la prego di guardar megliò il Verona ; non si lasci in,- . ga!Illllaredalla;' volgarità delle inte1~zionì,, per cui lo scrittore, m,:,1,s- 1) Ohe non fu composto. Ne rimangono poehi fram.menti in ,apperndiice alla ristampa de Le Lettere. Cfr. Opei·e ài R. S., vol. III. BibliotecaGino Bianco
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