Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
470 G. Lipparini - Enrico Panzacchi VIcmanza durata oltre quarant'anni non lo aduggiò, ma anzi lo rese meglio consapevole di se stesso e dei limiti che il suo ingegno gli im– poneva, d'entro i quali (ma raramente ne uscì) egli fu felicissimo. Pochis– simi altri, negli ultimi settant'anni, hanno conosciuto quell'equilibrio e quella misura, e, ancre, un nobile disinteresse che gli faceva ricono– scere il buono dovunque fosse e lo rendeva benevolo alla gioventù. Baste– rebbe ricordare l'esortazione eh' egli rivolgeva al D'Annunzio, dopo averlo difeso al tempo dei plagi famosi. E anche, quello ch'egli disse ai giovani quando, verso il 1900, vi fu una levata di scudi dei giovani contro gli anziani. Ma che v'è dunque di nuovo sotto il sole ? « Per la prima volta (a quanto io ne so) la giovinezza, da coloro che hanno la fortuna di goderla, viene proclamata come un argomento di merito; per la prima volta essa è accampata come un diritto al rapido pervenire. » Pure, quest'onda di giovinezza non gli dispiaceva, purché le cose fossero condotte con giudizio. E parlava una giustezza e un acume meraviglioso, con parole profetiche: « La giovinezza ha sempre dominato il mondo .... Quand'è che i giovani non sono stati padroni? ... Qualunque sia la generazione che tiene il governo, siate certi che il movente deci– sivo voi sempre dovrete cercarlo negli spiriti e negli ideali della genera– zione che vien su dai venti ai trent'anni. ... » Cosi pensava quest'uomo di sessant'anni, a cui le Grazie avervano concesso il dono di una giovinezza perenne. GIUSEPPE LIPPARINI. BibliotecaGino Bianco
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