Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

Enrico Panzacchi · 463 E passa ·sulle acque Ofelia addormentata, Ofelia che scende senza mai riposo, e chiama dolce l'oblio, più dolce della voluttà e dell'amore. E le rose seguitano a odorare, e a scorrer.e il fiume: passavano, passavano l'acque silenziose .... Come gli piace di inquadrare in una melodia pi'ecisa le belle im– magini femminili ! Cammina in mezzo alla canepa nera la bella donna, ignudo il capo biondo. Meglio l'altra « dal bel viso lombardo - e il dolce accento tosco i> per la quale rivive, nell'ultimo verso, la fugace beltà di Galatea. Meglio ancora, l'altra donna bionda che suona il cembalo (forse, un semplice pianoforte) : Ella sedeva, sorridendo, al cembalo in una veste color d'oro e d'ebano. Musica e bel1ezza si fondono un'altra volta tra una invisibile orchestra di flauti e le rose, che !>isfogliano nel parco; il poeta e la donn.a ritornano verso il palazzo, ma li insegue la dolce melodia nell'ari.a errante; e la breve poesia termina con uno di quei versi cantanti di cui egli posse– deva il segreto : ' o prediletta di Oalliopèa. Ma fra queste immagini femminili una ve n'è ch'io non posso far a meno di ricordare ogni volta che parlo di lui. Ed è la donna di un Frammento che prima ·si intitolava, se ben ricordo, Dolce Aprile; mu– sica e pittura vi si fondono senza estetismi, ma col gusto di un poeta a cui le immagini dell'arte sono familiari: Essa la man sottile tuffa nelle fontane a quando a quando, e l'erbe aspe,rge e i fìo·r, dolce chiamando: « Aprile, aprile, aprile! ».... L'immagine non è peregrina ; eppure la nostra _anima trova in que– sta strofe un ritmo che non è caduco, qualche cosa che ci sorprende e ci lascia sospesi. È il dono della, grazia, che fu suo, e che fece appunto di lui, nel miglior senso della parola, un artefice grazioso. "bliotecaGino Bianco I

RkJQdWJsaXNoZXIy