Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
I Enrico Panza,IJChi 461 ---- ---- --------------- -------------- ma più esatti dell'età che fu loro. Gusto, misura, equilibrio : sono qualità che il, Panzacchi possedette in sommo grado, é che lo fan grato anche oggi. Ve n'è, fra le sue liriche, una cinquantina a cui il tempo non ha. nociuto per nulla; anzi, le ha patìnate e polite. Sono vive e fresche anche oggi, in pieno Novecento. Manca l'ansito, il volo, l'impeto crea– tore; c'è, in compenso, un elementò che nei moderni è rarissimo, che non vale l'altro, ma che è prezim;o, e che forma un altro aspetto de,la sua vitalità, se non anche dell.aisua originalità: la musica. « Io amo la poesia come la musica; e non sapendo scrivere delle note, faccio dei versi. » Egli S'Ì ricollegava, così direttamente alla tradizione melica della no– stra poesia, dall' Aminta fino a certe strofe e versi del Monti; ma, più in particolare, ai grandi melici del Settecento, al Rolli, al Metastasio, e ad un altro bolognese, il Savioli. .Si era nutrito anche dei classici; ma il loro studio non appare chiMO se non in qua.Icuno dei suoi primi saggi, foscoleggianti o leopardeggianti : e presto se ne liberò. Or qui sull'acque e tra' laureti d'Arno sempre mi volgi i grandi occhi sereni, dolce così che l'obliarti è indarno .._ .. È del 1863. ,Si troverebbero in lui anche tracce evidenti, ma non pro– fonde, di quel romanticismo pratiano e aleardiano che era allora di gran moda: ma non scalfisce oltre la s:uperficie. Non subì, come vedemmo, il Carducci; ma quand'egli ',si. formava, anche il maremmano fatto bolo– gnese era nel suo periodo di formazione. E poiché si parlò per molti anni, e sul serio da molti, di una « scuola bolognese >>col trinomio Carducci Panzacchi Stecchetti, bisognerà aggiungere che anche la musa stecchet– tiana lo lasciò indifferente, se pure non vi ripugnò : .... o, per moda plebea, cerchiam nel fondo delle pattumiere i cenci della Dea. È il finale der ricordato preambolo ai Lyrioa. S'era foggiato il suo regno, piccolo ma suo, e non ne usciva per le novità. Non lo attrassero neppure - ed è miracolo - le innovazioni metriche del Carducci; restò fedele ai metri tradizionali e alla rima, e non vol~e correr dietro « alle Muse latine - sui dattili affannosi e zoppicanti. >>Carducci gridava: « Odio l'usata poesia.>> Ed egli tranquillo osservava: « Sai ch'ogni ribel– lion mi fa ribrezzo.>> La poesia era, per lui una bella signora ardente: ma non lasciva, tenera e non austera, innamorata ma casta. Le nudità ve– riste le tenne lontane, cosi come odiò le novità metriche. Aveva attinto, se mai •con più abbondanza e con certa affinità musicale e spirituale ai romantici francesi dell'Ottocento, e soprattutto al De Musset e al Coppée, non senza qualche venatura dell' « ebreo tedesco», da cui prese il gusto del finale epigrammatico, ma con una malizia fa.tta gentile. Dove riprende il metro e l'andatura melodiosa dei melici sette- 1tlliotecaGino Bìanco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy