Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

460 G. Lipparini missione di poeta era terminata, dopo una vita non lunga (era nato nel 1840) ma tutta data al culto dell'arte e della belt:),. Ho ragione di credere che la sua vita fosse felice, tanto egli se l'era armonizzata ed equilibrata con savia misura, in maniera che . era difficile dire dove finisse l'uomo e cominciasse il poeta, e dove la vicenda quotidiana ces– sasse di essere poesia. Nel 1877, dedicando il volume Lyrica·a Raffaele Belluzzi (che fu un pp,triòta e un brav'uomo, caro anche al Carducci), esclamava: muor l'eliotropio, passano i poeti, o amico, e il sol non muore: E) non muor l'arte. Ma altrove a1veva ristabilita l'armonia, dicendo: « Bisogna assolu– tamente che l'arte sia una carezza alla vita.» Nel poeta vero, nel poeta per vocazione, quale egli si credeva ed era, gli uomini potevano contem– plare attuato il segreto della vita felice. É una morale e una poetica che può anche definirsi, in buon senso, mediocre; ma di una mediocrità èhe eprizza v,eramente barbagli e faville d'oro. Se questo era l'ideaJe del– l'artista nel secondo Ot,toce.nto, bisogna dire che nessuno lo attuò e lo chiarì meglio di lui, con quella sua ardente bonomia bolognese, dove un po' di sangue gallico affiora a tratti fra la serietà romana e il gusto etrusco della tavola ricca e della vita grassa. (C'era, a quei tempi, a BQi– logna, anche il Carducci; ma era, in un altro piano, e della classe dei poeti che tèr3!scendono il lor luogo e il tempo: poi, ne riparleremo). Un suo sonetto, Bosco invernale, è come un piccolo trattato della sua este– tica e della sua morale, e merita perciò di essere ricordato. L'aria, è fredda e oscura, il cielo nuvoloso e i rami del bosco si stendono ignudi contro la caligine invernale; ma da una fronda all'aJtra gli uccelli con– tinuano a cantare, come in primavera. Simili a loro sono i poeti: Cosi noi nella vita. Ad una ad una fuggon via le speranze, invecchia il cuore, l'orizzonte dell'anima s'imbrµna; ma noi ,restiam poeti; e sulle spente larve della letizia e dell'amore seguitiamo a cantar serenamente. E questo è il segreto della sua, quale che si sia, originalità. Bisogna. pensare che quest'uomo è vissuto per quarant'anni accanto al Carducci e non ne ha subito l'influsso, pure stimandolo, amandolo, e intendendolo e talora consigliandolo con amoroso acume. È ben vero che pur vive:1;1d~· nella stessa città, e pur trovandosi talvolta insieme a pranzo nelle oste– rie suburbane - e il Carducci leggeva allora volentieri a lui per il primo le sue nuove poesie-, essi erano lontanissimi, e cosi diversi come se di– visi da lande infinite ; ma doveva pure esserci nel poeta minore un fondo suo e una originalità limpida e no11-superficiale, se poté conservare intatta la sua fisonomia, e se oggi, potendo oramai dare un giudizio definitivo noi dobbiamo porre il Panzacchi tra i pochissimi che in piena età carduc– ciana hanno detto una loro parola e sono stati, forse, interpreti minori BibliotecaGino,Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy