Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

Il servitore del D,iavolo 457 quando arrivano da ogmi parte del mondo creature di ogni età, an– cora, vestite coi prun111i del 1oro paese, abituali, 111Òn quelli d'occa– sione di cui i parenti l'hanno vestite dopo il trapasso. Fogge e co– lori di tutte le curiosità, e oopegli a ciuffi, a treoce, a rapa. E il viso color d'oliva a certuni e a certlllile; e ad altri di colore mf– ferano. E andature sollecite e pigre. Teste schiacci-ate come gli abitanti dell'Epiro. Tar,buch sulle ventitré alla turca. E baffetti francesi. E barbe armene. •E d01I1ne troppo vestite, e troppo 111udé indipendentemente dal clima del loro paese. Stavamo, noi di oasa, sul ballatoio, sottò le rame d'ell'albero del Pascià, mentre arrivavano alla 1 spri.cieiolata queste creature espa– triate, a cui dava asilo l'Egitto, senza domandare il perché della fuga raJildagia. Giuda era inorgoglito di trunte razze : - L'1dea cammina! Io avevo pietà di certe giovi111ette ; ,dai loro vestito si vedeva che non avevan casa; qualcuna aveva UJilcappello co:sacco, e qualche al– tm UJilapaglia di Firenze. Ma la lingua delle u111e delle altre non era 111é russa né toscana. Tutte erano magre e pallide : occhi grandi e volti pensosi. Gioventù sparuta, sotto i trenta anni. E gli uomini, baffi incipieinti, capelli al vento : aspetto tra il vagabondo e l'ar'. tista di maniera a cui nemmeno mruncav,a Ja sciarpa nera a due fiocchi e due pllillte an111odataal collo. Questa umanità polarizzata , lì dentro stava come in chiesa stan1110 i fedeli; e si traducevano le cose che udivano colil sforzo tra loro. Poi si alzarono in piedi e cantarono UIIlcanto illl cui no111 si udiva più la diversità delle lingue. Era un coro di eroico lameinto quello che udii. Io non sapevo le parole di odio e di sangue di cui era ve– stito, e lo immaginavo pianto d'esiliati che ricordaJilo la casa lon– tana., che 1110n si arrendo1110perché troppo han patito, perché c'è un malinteso insanabile che lo vieta. - Se questi sco1I1tenti fuggiaschi fossero stati governati colil amore, ad'esso non. sarebbero qui a maledire. - Io d1ssi questo sot– tovoce ad un amico perché ·111on sentisse Giuda, mentre la Baracca Rossa si sfollava. E l'amico mi disse: - Io sono vittima di cattivo governo. Ho trfmtadue anni. Credo di aver111e passati in carcere la metà. La mia famiglia è fiorentina, cattolica e monarchica. Mi tiravano su come nsamo in Toscana le famiglie che possono, per gli studi. Una 111otte rincasavo coill degli amici della mia età. Ci prese voglia di cantare, ed eccoci addosso gli agenti della polizia ad in– timarci il silenzio. A 1I1oiparve un sopruso, intimarci il silenzio solt31Jlto perché si cantava, e non pensavamo che la legge avesse scritto u111 articolo per pu111irechi canta. Fatta UJilaretata, verba– lizzata kl, ribellione, preso ii.I nome di tutti, istruito un processo, si ebbero l e condanne. Avevo sedici runni. Il mio odio nacque cosi da ulil fatto insigni:fi.CaJilte.Fu oosa da IIlulla, ma•più tardi per questa ibliotecaGino Bianco

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