Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
452 E. Pea la mrunosul velluto a ritroso, o che nOIIlpossono sbucciare le pesche, 111é udire soffregare pietre, vetri e metalli. A uill tratto la padrona da, supina si levò a sedere sul divano, come impaurita. Il lenzuolo spugnoso mal celava l'abboilldrunza del sooo, che adesso affooillava come un mantice. La padrona mi fece cenno di non fare movimooto, preoccupata dei passi che udiva illel corridoio. Io mi fermai co111 la bambagia umettata di henillé sull unghie del piede, e stetti runch'io i111 ascolto. Veramente nel corridoio c'era qualcuno che andava fa su e in giù, passrundo davanti alla porta della camera. La ;padr0111a mi guar– dava co111 paurosa pietà. Si sporse verso i piedi, trattenendosi co111 una mano ,sul petto il lenzuolo_ spugnoso. ,Si piegò più che poté sulla vita, verso di me che stavo sempre in ginocchio, e COIIl l'altra mano fe' l'atto di carezzarmi, mentre diceva sottovoce: - È mio marito! ... Io mi levai itll piedi. La padrona mi supplicava : - Non ti muo– vere, è mio marito. Nasconditi. Ma io risposi: - No! Presi le forbici, il piattello 00111 l'hen111é e m'avviai verso l'uscio. Nel corridoio Giuda e il Ba:rberitllo parlavruno eoncitatamoote. Quoodo mi vide:i;-o, smisero di· parlare. Io, per rompere il ghiaecio, dissi: -'La padrona credeva fosse suo marito di ritorno dalla Russia. - Sei tu adesso che aiuti la signora a fare toilette? - Signor Giuda, per ora ho l'itllcarioo delle unghie. Giuda. mi guardò con l'occhio cattivo di chi ha del veleno i111 corpo. Il Barberino godeva di questa sorda burrasca. Mi trovavo davanti ai due uomi111i, come :preso a Ulll agguato: èm.trambi pareva che vantassero dei diritti di priorità sulla tagliatura d'i quelle un– ghie che mi avevano fatto alleghire i denti. Così tutti e tre si rimase fermi, e senza dire parola) nel corridoio davanti ·alla porta di quella grassa padrona, in attesa di runa risoluzione che non ci poteva essere. Mi ,sentii sdegm.ato di essere lì davrunti a quella porta. coo Giuda e co111 il Barberino, come se fossi stato il terzo cane da,– vanti all'uscio di una cagna. in amore. - Passai una cattiva giornata. Il Barberino n,on mi parlava, e il vecchio servo mi guardava e rideva,· come a dire : « ora stai fresco ! >> A tavola il Ba1·berino raccontava agli altri il modo di fare le polpette per ammazzare i gatti, e Giuda dopo l'incidente della mat- tina 1110n l'avevo più veduto. · · La sera, avevo in aro.imodi chiarire l'equivoco, e stavo meditando sul da fare, sed.uto sulla soglia che dava sul giardino. Il sole era tramo1I1tato; ma l'Oriente è chiaro dopo il tramonto per delle ore, e i :palmizi del giardino apparis001110fraistagliati su BibliotecaGino Bianco
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