Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
444 O. Linati dontico Pole tedesco che poi la tradisce con tutte le bonnes della pensione. La figura di questo Carl, i suoi amori, insulti e bat;titure alla donna, i consigli di Zaborow, suo fido compag1no russo, e i piagnistei dli Mademoiselle Péro1111nette, tutto lo squallido e il de– labré di questa poosione sono resi con tocchi degni del miglior Maupassant. È ancora e sopratutto una bravura di « ritrattista dinàmico » che trionfa e gode di sé in queste pagine, quel gusto innato nel Lewis di dipingere, di ritrarre, di approfondire brani di natura o dli vita. Gli altri racc,onti sono, per lo più, studi, ri– cordi. The Oornac and his wife 1 studio di circo equestre in Breta– gna, The Ankou 1 lo spettro deUa morte leggendaria bretone che rivive in un aiccattone impr,ooamte, Franciscan Adventure, storia di un ventriloquo ecc. Grotteschi, abbozzi, spesso tracciati con mano vigorosa e felice, con nervosa originalità. Poiché l'originalità è nella natura stessa del Lewis: il suo modus vivendi 1 come artista, e un por anche la sua damnazione. Tra The Wild Body e The Ohildermass 1 ultima e maggiore fatica narrativa del nostro, è da collocarsi UIIlabreve escursione critica, alla .quale pure vogliamo accennare': The Lion and the Fom. Titolo piuttosto machiavellico di un saggio intorno ai caratteri della tra– gedia shakespiriana e del quale un critico insospettabile, il Bonamy Dobrée del « The New Criteri-on», ebbe a dire ch'è uno dei libri più fertili d'interpretazioni originali che ,sieno mai stati scritti intorno a Shakespeare. ,Shakespeare non è soltanto per Lewis il poeta feudale,. né l'ari– stocratico, né il democratico, né il deliooto spirito femmineo, né il grazioso ottimista che finì beatamente la sua vit•a in UIIlaspecie di estasi suprema, come soleva dipingerlo una leggenda ormai sfatata da Lytton ,Strachey. Lewis si comp-iace piuttosto di scovare la vera naturia dell'uomo in Timone, in Tersite, in Calibano, nei nobili caratteri come nei più abietti. Il lato paitologico dei quali sarebbe, secondo Lewis, determinato più che dalla loro deficooza mor,ale, da una specie di nevrosi della forza, da un trop plein de vie a cui essi soggiacciono come ad una sorta di apoplessia della volontà. Intorno ,all'influsso di Machi,avelli sullo spirito elisabettiano ' ' Lewis apre il volume con un centinaio di pagine ricche di belle intuizioni. « Se Machiavelli fosse stato inglese, dice Lewis, sarebbe stato simile a Falstaff. >> La scioperataggine di Falstaff, -la sua bir– banteria soppiattona e infine quella qualità sua di buon ragazzone, è proprio UIIla maniera inglese di essere M3ichiavelli. Quanto a Jago, Lewis ce lo definisce piccolo uomo di società, a COIIltrasto di Otello, il grande. Non v'è cosa che Jago dica che noi nOIIltrove– remmo giusto ed appropriato sulla bocca di un avvocato inglese d'oggi, o di un agente di cambio, o dli un politicante .... Ma trattan– dosi qui di un saggio inform3Jtivo, non entreremo in •tutti i parti- BibliotecaGino Bianco
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