Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

436 .A. Loria - Racconto d'inverno Nimbrotte scuro in volto si precipitò in cucina, strappò la donna dalla finestra e le assestò un sonorissimo ceffone cui seguirono urli disperati che raddoppiarono la confusione e il trambusto già dila– ganti dal cortile ai piani popolosi. - Via, presto ! - disse l'infermiere tornando presso Asdente raggomitolato in un cantuccio e se lo prese sotto bràccio. Scesero le scale a precipizio scontrandosi in qualcuno che ani– mosamente correva su credendo necessario il proprio aiuto, men– tre le porte si schiudevano a sguardi curiosi e pavidi di donne le quali sussurravano, si pigiavano, si bisticciavano per veder tutte quante da una piccola fessura e poi correvano in branco ad affac– ciarsi sui pianerottoli non appena dal rombo digradante compren– devano che il pericolo era passato. Nimbrotte furibondo mostrava il pugno a tutti gli usci, mentre Asdente malediva e stramalediva la donna ch'aveva 1provocato quel– l'orrenda vergogna. Dietro a loro risuonavano gli scalini sotto la corsa di chi ad ogni costo non voleva perdere lo spettacolo del gobbo matto imprigionato dall'infermiere a domicilio. E non re– stavano delusi, ché Asdente, addirittura terrorizzato e con l'aspetto stravolto e miserevole di un folle, stava aggrappato al braccio forte di Nimbrotte che pareva Ercole alla quattordicesima fatica. (Continua). ARTURO LORIA. Bib.·otecaGino Bianco

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