Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

432 A. Loria se il pavimento scottasse. Scansò con una spinta la d'onna rimasta muta di sorpresa e - « Vieni - disse - entra qui camera mia. Scusami, ho da vestirmi, ma ci metto poco, vedrai» - e sorrideva col faccione buono e stringeva le mani di Asdente che cercava di sorridere per rispondere a quella lieta accoglienza. - Vieni dunque - e lo tirava verso l'uscio di camera mentre \Asdente sentiva che la donna con sveltissima mossa gli tastava la gobba. Si volse sdegnato, ma quella tranquillissima e sorri– dente: - Ci avevate un filo bianco. - gli fece - ve l'ho tolto. - Levati di qui·- comandò l'infermiere alla donna che s'al– lontanò brontolando. - Beh, che mi dici di bello? - chiese ipoi all'amico quando furono chiusi in camera. - Parla, parla: io mi vesto, intanto - e, buttata la coperta, appariva nella camipana di una gran camicia, enorme come Asdente non l'aveva visto mai. - Sono venuto a chiederti aiuto in una faccenda ni.olto impor– tante. - Mi fa piacere, questo. - Sei disiposto, allora, ~d aiutarmi nella vendetta che voglio prendermi contro due mascalzoni? L'infermiere smise, serio serio, di tirarsi su una calza di lana grigia e fece un gesto come a dire : - Vediamo un po' ! Asdente c~pì tutta la sfiducia con la quale Nimbrotte avrebbe ascoltato il suo racconto : « Per lui son matto>> - e tacque con un doloroso ripiegamento su sé stesso, come avesse già detto tutto. - Su, avanti, - riprese l'altro impacciato. - Spiegati me– glio. Cosa vuoi che sappia io ? - Spiegarmi meglio ? O sì o no. Se non ti senti d'aiutarmi, non devi far altro che dirmelo subito. - Calma, calma - fece l'infermiere con un tono che ad Asdente sapeva di corsia. - Ti aiuterò, ma voglio prima sapere di che si tratta. Siediti lì sulla poltroina, e mentre io mi faccio la barba, raccontami tutto. Il gobbo sedette; l'infermiere gli volgeva le spalle spartite a spicchi dalle bretelle e s'insaponava davanti a uno specchietto verdastro. Asdente cominciò il racconto dalle prime origini; l'altro, a fargli capire che lo ascoltava davvero gli volgeva ogni tanto una faccia bianca di sapone, o rasata di quarto, o ripulita a metà e strizzava gli occhi in segno di attenzione. Quando Asdente venne a parlare del 1pranzo pagato a Cicalone, Nimbrotte pareva irrigi– dito davanti allo specchio in un passaggio difficile del rasoio. Non fece commenti e non si voltò a incoraggiare il flusso narrativo del ciabattino. Nello specchio, questi lo vedeva con la faccia tutta in tirare come volesse farla soda sotto la lama. BibliotecaGino Bianco

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