Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

Racconto a/ ,inverno 431 vicino a lui che come un demente, il quale, fra troppi terrori, s'ag– grappa alla brutalità dell'infermiere, nemica alla follia. Incon– trandolo stava sem[Pre con la paura. che quello venisse a [Parlare di manicomio, di dottori e di fissazfoni ,sgomentevoli e aiborriti ri– cordi della tremenda crisi superata. Per .questo coll' andar del tempo aveva finito per veder Nimbrotte molto di rado. Però nella disperazione dello sfratto, :intimatogli dal padron di casa per la sua << cattiva condotta privata)), formula oscura che nascondeva certo la risposta di Scartoccio al malizioso tentativo. di guada– gnarsi in Cicalone un alleato,· era venuto consolante il [Pensiero di rivolgersi a lui. Al terzo pianerottolo batté sulla porta ch'era socchiusa. Dopo aver atteso un pezzo che qualcuno si facesse vivo, egli s'avanzò in "Q.n corridoio buio e scalcinato chiedendo forte : - Permesso ? per- - messo ? ..,_ Dal fondo gli corse incontro una donna non più gio- vane, tutta scarmigliata e discinta. · --,- Che volete ? Chi cercate qui, gobbo ? - Non è mica il mio nome - protestò con vivacità Asdente, indispettito dalla irrispettosa confidenza di quella femmina che lo mirava fra curiosa e ostile. - Cerco Nimbrotte, l'infermiere dell'ospedale dei matti. ;È in casa? - Sì, ma non c'è per nessuno. È a letto, ora. Ha fatto nottata al manicomio : si riposa. - Essa era così recisa anche nei gesti che il gobbo [Penava a trovar le parole per domandarle il favore di destare l'amico. - Io non posso tornare - disse alfi.ne - e sono venuto per una cosa tant.o urgente che biso,gna s--vegliarlo. - Svegliarlo ? Già, perché mi diventi una belva. Tornate più tardi, che tanta urgenza non ci sarà di certo. La sicurezza della donqa aizzò l'asprezza del gobbo che scattò: ~ Non c'è bisogno di tante chiacchiere. Vuol dire che non sapete chi sono io; ma non importa : me n'andrò, sì, me n'andrò. - Hai il coraggio di alzar la voce in casa mia ? - lo aggredì la donna avanzandosi furente. _ Il ciabattino intimorito dello scandalo ch'aveva fatto nascere si trovò presto vicino alla porta. A questo punto intervenne bociando in modo s1paV'entosouna o-ran testa a riccioli grigi che si sporse da un uscio laterale. e. - Che c'è? Chi urla? - tuonò; poi cambiando improvvisamente tono : - Toh ! chi si vede : il mio amico Asdente ! · La cordialirtà festosa della voce rassicurò il gobbo già un,,po' smar– rito, mein.tre il corridoio ostile si scaldava per lui della presenza del_- ' l'amico, un uomo gigantesco in maniche ·di camicia, chiuso sotto da ' una _coperta arrotolata sui fianchi. Salterellava sui piedi nudi come Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy