Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

430 A. Loria Partendo di là per sempre dietro il carretto che portava via l«> sne robe male accatastate, il distacco gli era parso netto e crudele come fosse venuto improvviso nell'epoca migliore dei suoi r~pporti con i vicini. Eppure, negli ultimi tempi, nessuno di loro gli si era mostrato amico e aveva mai rinnovato quelle voci già antiche che egli talora credeva d'udire nell'aria, quando, nelle ore sicure del– l'assenza di Scartoccio, attraversava lentamente il cortile con la speranza di venir fermato, pien di confusione e di voglia di pian– g_ere, da un saluto o da uno scherzo bonario. E più grave dimostrazione d'abbrundono, tre bimbi erano nati 'nella casa popolosa, duramte ,quel periodo, •S•einza che i parèlllti l'invi– tassero a portar loro fortuina, vec,chia cerimonia cara al suo cuore. Nella camera della puerpera calda e confusa di strazio recente, egli si godeva la dolcezza intrigata dei mariti in altri momenti ubriaconi e battitori, e permetteva che una mano grossa accom– pagnasse la manina, di un pupo rosso e ancor cieco a tastargli la gobba come un talismano contro le disgrazie. Gioie finite, ricordi, questi, di un'altra sede, colorati da un'al– tra luce che non quella che riflettendosi grigia sui vetri delle tante finestre pareva mantenere al buio gl'interni sconosciuti e ostili. Qualcuno attraversando il cortile lo guardava con curiosità sorridente: l'aria raddolcita mandava' giù· una pioggerella sottile e molesta. Preso dal senso ingiustificato, ma acuto, di trovarsi in fallo, il gobbo, a sipiegar li la propria presenza, si mosse a chiedere del– l'amico, incerto com'era di qual buco di scale infilare dei quattro· che si aprivano in cortile. Non si fidò di una donna che pareva aspettarlo quasi dicendo: chiedi; preferì un vecchietto tardo che gli dette risposta solo quando fu sotto l'androne al riparo dalla pioggia: Ringraziò e salì le scale coill l'animo dubbioso sul conforto e l'aiuto che potevam vooirgli da un uomo ch'egli stimava troppo fortunato perché riuscisse a c31pirlo. Tuttavia conoscendolo d'animo schietto e buono, Asdente si ren– deva conto delllerrore commesso a non. rivolgersi molto prima a lui, ma a malincuore ne confessava a se stesso le ragioni. L'amico Nimbrotte era infermier,e all'Ospedale dei matti: quel- . l'amicizia nata là dentro durante un periodo che il ciabattino desi– derava troppo dimenticare, soffriva da parte sua di un ritegno ca– pace di ghiacciarla e isterilirla. Infatti la gratitudine per Nim– brotte, che gli aveva risparmiato più volte camicie di forza e docce · fredde con un buono strizzone, amdava mescolata nel suo amimo al penoso dubbio che l'amico lo stimasse ancora malato dopo la pa– rentesi del mamicomio. Negli abbracci, nelle espansionf del compare affettuoso, il gobbo sentiva sempre la forza del domatore e non riusciva a immaginar sé Biblioteca Gino Bianco

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