Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

426 A. Loria turno come dovette constatare Asdente. Era basso, tarchiato, più gobbuto del ciabattino, arcigno nella :fisonomia, torbido nello sguardo. Lavorando cosi seduto pareva un ragno e buttava fuori ogni tanto due braccia lunghissime ad abbrancar sassi con le mani capaci iquamto un badile, in tamta furia, come ne facesse provvista per tirarli addosso a qualcuno. Quando Asdent~ entrò nel laboratorio si volse appena a dirgli come a un cliente illl[)ortuno : - Non ce n'è calce pronta: domani. - Ma io cerco voi - fece l'indovino un poco intimidito. Al suono di quella voce l'altro alzò gli occhi ed ebbe un moto lieve di stUjpore. I due ragazzi che spingevano la ma_cina, incurio– siti, la spinsero più presto per vedere il nuovo arrivato e risero col naso sulla loro stanga del gobbo venuto a cercar l'altro gobbo. - Che volete, dunque ? - Non. è cosa da spiegarsi cosi su du,e piedi. · - Per m.e, vi 1POteteanche sedere - gli rispose Cicalone con aria seccata, indicando i mucchi taglienti di pietrisco e i sacchi ]?ianchi di gesso. La macina non camminava più: i due ragazzi ascoltavano. A un'occhiata di Cicalone ripresero il lavoro mostrando le schiene in sussulto, ridendo liberamente quando la pietra si sbriciolava. - Non sono stanco - replicò Asdente. È che il discorso è un po' lungo e qui il luogo. non mi pare adatto. L'altro non gli dette risposta, ma a mostrare che quell'opinione non lo interessava, continuò a gettare sotto la macina dei pezzetti di calcare, sooprendo nel gesto del braccio i segni bluastri di un tatuaggio. - Dico a voi - riprese Asdente - : se volete :finire di lavorare, fate pure, ch'io v'aspetto qui - e andò sulla porta a respirare l'aria del cortile, perché dentro il laboratorio volava un polverone pietroso e duro in gola che gli dava starnuti e tosse. Cicalone davanti a tanta ostinazione s'era strinto nelle spalle. ·Nell'attesa l'indovino fece tutti i suoi sforzi per caipir qualcosa,. nella :fisonomia chiusa del suo futuro alleato. - Uomo di poche parole - mormorò tra sé. Sebbene l'acco– glienza gli fosse dispiaciuta cercava di convincersi che quella era una gran ,qualità per un alleato a lotta cosi importamte. Dopo un poco, Cicalone, staccata da un chiodo la giubba, senza far parola né cenno gli passò d'accanto. - Che fa? - chiese Asdente ai due ragazzi quando vide che l'altro era già in strada. - Va a mangiare - risposero quelli ridendo sfacciatamente. Impermalito, ma tuttavia deciso a non cedere, il ciabattino si mosse a tenergli dietro. Biblioteca Gino Bianco

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