Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

Racconto d'inverno 425 voto nascosto sotto l'abito dell'indovino. Però mentre egli, strug– gendosi di scendere dal monte deserto di una tale SUJPeriorità, com– piva un grande sforzo di benevolenza, l'abbandono da parte dei casigliani, che vedendolo d'umon tetro lo credevano malato di fe– gato, s'aggravava. A poco a poco aveva dovuto 1per,derela speranza che quelli, sva– nita Ja curiosità per ,Scartoccio, ritornassero a lui resipiscenti e f,edeli come a un nume domestico che si è avuto forto di trascurare. Da troppo rtempo non si produceva nemmeno un piccolo scisma da cui trarre un po' di consolazione. C'era in tutti cosi poca coscienza di quanto s'andava svolgendo che, sebbene i tre gobbi riuniti dalla sorte sotto il medesimo tetto vivessero completamente appartati l'uno dall'altro, venivano nei discorsi sempre accomunati come una trinità tutelare del casa– mento. Né bastò eh' Asdente per non imbattersi ipiù nei colleghi rincasasse per quello dei tre cancelli d'ingresso che gli, tornava più scomodo : siccome Scartoccio e Cicalone si servivano risipet– tivamente degli altri due, parve a qualcuno che le zone abitate se le fossero cosi ben distribuite i tre gobbi, perché nessuno dei locatari perdesse la fortuna d'incontrarne almeno uno per le scale. Sotto il peso di tale tenace persecuzione Asdente si de.tte a ricercare un alleato. Dopo molto riflettere si convinse che il suo lllaturale aUeato 1t1onpoteva essere che Cicalone, il terzo gibbuto abitator della casa. Quella mattina, rinunciando· alla bottega, era uscito con l'in– tenzione di vederlo per un iprimo approccio. Però il ghignare della gente al suo passaggio e una certa esi– tanza a presentarsi a ùn UOJJlO di cui ricordava con umiliazione gli sgarbi, lo persuadevan tristemente che la gobba doveva averci la sua ,parte di c,olpa se lo caricava di tanto ridicolo che per– fino a un altro gobbo, sia ipur meno reale di lui, era riuscito di screditarlo. Fu presto al piccolo laboratorio di materiali da costruzione dòve Cicalone era operaio. Sipinse il cancello e si trovò in un cor– tiletto. Sopra ogni muro c'era incrostato un campionario in azione di maJttonelle a colori e di terre cotte dozzinali : fioroni, putti ba– gnati e inverditi di muschio; in terra si vedevano cataste ben composte di. canali e doccioni umidi dentro le gole tetre e limac– ciose. In fondo si apriva una specie di grande rimessa. Là Asdente sco1pri Cicalone, che seduto in terra vicino a un gran mucchio di pietrisco, stava gettando sotto il ·passo lento di una macina a mano dei ipezzetti di calcare. Cicalone doveva derivare il suo nome da una misteriosa e certo non facilmente riscontrabile rassomiglianza con la cicala o da uno scherzo riuscito definitivo, dato il suo carattere scontroso e taci- Biblioteca Gino 8" 1 anco

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