Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
422 S. JY Amico - Interpretazione di Molière propriamente tecnici e teatrali di cotesta opera, nolll ci sembra che– tuttavia ,si curi di venire a conclusiollli somigliam.ti alle lllostre. Forse le troverebbe auda.ci? Per inoi, i capolavori di Molière sono, un es~p,io tipico di quel che può dare l'Ullllano, quando il genio, che lo tratta lllon abbia nemmeno il sentore del divino. Aggiulll– giamo in fretta che dal novero di questi capolavori escludiamo re~ cisameinte Tartuffe 1 commedia le cui vicende e il cui successo harnno, Ulll'tmportanza molto più .storica che artistica: ullla critica. non so– spetta ne ha ormai mostrato senz' appello l' essenziale fia.cchezza estetica. E d'altra parte Tartuffe [l,Onè affatto una satira dell'ipo– crisia; è un atta.eco violento, e ben logico, al Oristiam.esimo puro e semplice, che il poeta (in tutta l'opera sua) nolll vede se nolll sotto• le specie della truffa, o sotto quella della credula :ianbecilHtà. ,Ma homo sum et nihil hiimani con quel che segue, aveva detto il suo rumico Terenzio; ·dlondeil trionfo rnniver,sale di Molière. Sulla. scena comica nolll s'era vista, e lllO'llsi vide mai più, umam.ità <>osi vaista e sanguigna e pulsante: moltip.Jicata per diedmila. È vero che, adesso, i maiestri del Teatro nuov,o proprio davanti a quel pro– cesso di moltiplicazioo,e storco!ll la bocca; e non è gr3/!lltempo che uno, famoso in tutto il mondo, ci spiegava che il « carattere >> del van– tato « naturalis,ta)) Molière, in natura non esiste; nolll esiste l'avaro· ch'è soltanto avaro; nessulll uomo ,può vivere irrigidito Ìlll un'ulllica formula, Oglllicreatura ha in sé cento possibilità diverse e contra– dittorie, a, cui via via va cedendo, minuto per rminuto : a questo cozzo e a questo flusso perpetuo deve rifarsi l'artista che voglia dare– il senso della vita, nolli all'immobilità d'una maschera fissa, ecc. Ohe è Ulll po' il ragio!llamento dei pittori futuristi, quando dicevano che ulll uomo in corsa ha veinti ,gam:be, e gliele dipingevano tutt'e .venti; ma poi succedeva che il Mercurio del Giambologna, còlto illl sintesi sopra .un piede solo, seguitava a correre indicibilmente più di tutte le loro soomposizioni 3/!llalitiche. E si dom3,lllda quale crea~ tura del Teatro comico aibbia mai vissuto una vita più larga e pieina della maschera d'Harpagolll. Umanità paga d:i sé; lllaturalismo ott:iimista; possibile che un genio s·e ne contenti ? Difatto anche Molièr,e, alla resa dei conti, 1noose ne contentò. Anche a lui la Yita, la corrosiva esperieinza le delusio!lli dell'amore supremo bene, in un gran giorno della ~ua maturità, ispirarooo la commedia llluova : la commedia, almeino per noi posteri, nolll comica ; la commedia aJIDara la commedia mquieta l ed . . ' ' a co1m.1m1a eroica; quella che tutti, oggi, amiamo di più: Le Mi- santhrope. SILVIO D'AMICO. RAMON E'ERNANDEZ, La vie de Molière. N. R. F., ((Vi~s des hommes illustres)) Paris, Gallimard, 1929. · · • BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy