Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

ll problema della storia letteraria e l'opera del Dé Sanotis 417 che si otterrebbe il risultato di mettere gli scrittori sul più perico– loso e feroce letto di Procuste che si ,possa immao'inare. Ma se ogni volta si avrà cura soltanto di osservare obbiettivamente l'in– tima vita di ogini personalità sia essa quella del Marino o del Man– zoni, e l'esprimersi di questa intimità in forma d'arte più o meno adeguata, è chiaro che quell'errore potrà essere evitato. Perché q_ualunque setntimento di qualunque personalità, sia pure d'un àe– lmquente come pare che fosse, ad esempio, il Villon, quando emerge in forma di vera poesia, non potrà mai essere immorale, anche nel senso corrente che si dà a questa parola. E là dove l'arte non c'è, re– sta soltainto la rappresentazione del mondo interiore d'una mediocre perso1p.alità con la sua particolare psicologia ed educazione mentale. Disgraziatamente il De Samctis, a nostro credere, non ebbe un concetto abbastanza largo e adeguato della moralità, e questa defi– cienza lo condusse poi talvolta a più pericoloso errore ool trapasso, sullo stesso piano di giudizio, d'alla descrizione e rappresootazione dell'ambiente storico a quello del mondo interiore e dell'opera attuata di ciascun scrittore, quasi serveI1dosi d'un processo da causa ad effetto. Il mondo interiore è tutto per lo studio della personalità d'uno scrittore e giustamente il De Sanctis si adopera da par suo, quando ne valga la pena, a rivelarlo con quella profondità e ricchezza di visione che gli è propria. Ma ecco co;me il De Samctis parlando del Metastasio, giudica il Vico e il Muratori: « Brav'uomo, [il Meta– stasio] buon cristiano, nel suo mondo interiore ci erano tutte le virtù, ma in quel modo tradizionale e abituale che era possibile allora, senza fede, senza energia, senza elevatezza d'animo, perciò senza musica e senza poesia. Così erano Vico e Muratori, buonis~ sima génte, ma senza quella fiamma interiore, dove si scalda il genio del filosofo e del poeta. Erano personaggi idillici, veneranda immagine d'una società tranquilla e prosaica.>> , Ohe siginifica l'affermazione che mancava al Vico la fiamma in– teriore ? Si desiderava forse in lui una vorace passione religiqsa, ovvero politica, oppure un prepotente moralismo giovetnalesco ? Non bastava quella più ricca e intensa passione per la scienza, che si purificava nella luce delle idee e si esprimeva come fede verace e profonda, e dedizione di tutta una vita ? E forse che i nostri filosofi di età più ,mosse e ricche di passioni, prima e dopo di lui, sono giunti più in alto ? Il Muratori fu menQ fortunato perché non ebbe da Natura genio di filosofo o 4i artista; ma forse che si poteva senza. fede intraprendere e compiere quell'opera gigamtesca che amcor oggi è tra le opere fondamentali nel campo dell'erudizione storica? Ed ecco come il De Sanctis parla del Goldoni: « Cosa manca a Goldoni ? Non lo spirito, non la forza comica, non l'abilità tecnica: era nato artista. Mancò a lui quello che a Meta- 27. - Pigruo. lioteca Gino Bianco

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