Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

il6 G. Citanna vari periodi· onde, come dicevamo, quel che si suol chiamare contenuto deÌle opere d'arte finisce di esser morta materia e si spiritualizza, trasformandosi in corrente vi:va e operante de!la storia in impulso necessario ed amima della stessa arte e poesia. E, 'poiché era anche pervenuto al concetto dell'arte come sintesi di conteinuto e forma, sfuggiva alla possi,bilità di confondere arte e fiiosofia e scienza, perdendo il senso immediato della realtà l()Oetica ed artistica. Intese -amzi chiaramente il carattere impoetico della poesia didascalica, mentre ebbe piena e luminosa coscienza, ililal– gra,do lo si dica un romamtico, che l'arte vera è sempre catarsi, purificazio~e e che le passio111i nella loro immediatezza guastano e rendono prosaica l'ispirazione poetica. Tutti sanno infatti che sebbene il De Samctis mancasse d'un pro– prio sistema di filosofia e d'un'estetica organizzata, sia per la ricchis– sima sensibilità artistica, per l'atteggiamento speculativo, così na– turale e spontaneo della sua mente, e per la conoscenza. che ebbe della critica e filosofia romamtica e idealistica germanica, si era fog– giati di fatto i principi essenziali che anche oggi, opportu111amente· integram.doli con i risultati dell'indagine posteriore, dobbiamo rite– nere necessari e imprescindibili per un critico e storico della let– teratura. Tamto vero, che essi continuano a esser guida delle opere migliori, di qualunque tendenza, che ·si vanno pubblicando, perfi1110 di quelle di coloro che a parole tentano di negarli. È stata più volte formulata l'obiezione che il De Sanctis avrebbe co111cepito la sua opera quasi una storia morale e politica del popolo italiam.o, piuttosto che una storia di opere letterarie e poetiche, e di aver co111siderato,al modo romantico, la letteratura un prodotto, della vita sociale. Questa obiezione è giustissima quando si consideri talv-olta nella Storia del De Sanctis l'interferire del giudizio dei valori morali e dei valori poetici e artistici; ed è inoltre opportuna come ammoni– mento per coloro che sogli0010confonderli. Per il resto n001vediamo. altro modo possibile di far la storia della nostra letteratura che quello di tracciare anzitutto, con maggiore o minore ricchezza di espliciti riferimenti (ciò riguarda il gusto e la capacità sintetica dello scrittore) una storia del costume, in senso mtimo e totale, del popolo italiano, il che equivale •auna storia dello svolgimento dello spirito italiano attraverso i secoli. Diversame:nte non si comprende– rebbero Dante e Manzoni, 111é Boccaccio e l'Aretino. L'errore dunque no111 consiste nel concepire a base della storia letteraria una storia morale del popolo italiano, ma 111ell'elevare ·a rigida categor~a di giudizio per le opere di arte il particolar modo dli vedere di ciascuno in fatto di morale e cioè, Ìlll fondo, un precon - cet'to morale. Se si dovesse !far la storia della letteratura applicando come criterio di giudizio le idee morali del iManzolili,si capisce bene B"bliotecaGino Bianco

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