Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
Una dornanda di rnatrimonio 413 diceva che era meglio lasciare ,stare quell'idea del ma.-trimonio, e questo per u111 monte dli ragi,0111i, prilllcipale fra tutte che sua figlia noo si sentiva di amarlo; e c'era am.che un p,oscritto: « sono com– pletaimente dl'accordo co111 mia madre. Giovan111aBus0111i. >> .S'è detto ohe il :Oattam.eoera buono; ma lll!Oill era temerario, né, i111 un oerto ,sooso, generoso ; dipoi egli si rillllpr,overò spesso di non .avere insistito, di 1110n avere almeno tentato di rivedere la fam.ciulla; ma quel mattino il collaisso era stato trop,po forte, no111 rifiatò, non si dieéfu 111eppure il tempo di pensarci, fece le sue valigie e ,parti. Qualche am.no dopo, avvoone al Cattam.eo di passare in viaggio, di notte, per la stazione di una piccola città della pianura padam.a. Poiché era stato fino allora seduto, l'assicuratore uscì dallo scom– partimento e si affacciò al filllestri1110 ; era una stazione come ce ne sono tante, oolle sue tettoie, la ,sua fila di lumi, i .suoi marciapiedi deserti ; àllora, ,poiché i .suoi sguardi passavamo da destra a sini - stra, s~incontrarono, là sul selciato illuminato, in due piedi evi– dentemente maschili, ma di u111a pic0olezza, d'U111a perfezione tali da far meravigliare; delle ,s0arpe un po' sdrucite ealzav,aino quei piedi che Ìlll U111 certo senso affas cinavano- l' assicuratore: « dove ho già visti dei piedi ,s1mili», egli si domam.dò, « dove li ho ,già visti. ... ah ma non posso1110 essere che i piedi di ·quel te111ente ... .' come si · <:hiamava ?... che ho conosciuto aid R .... »; levò gli ooohi su per la persona e rico111obbeil Patti. Stesso sguardo cupo, mafoontooto, femminilmoote torbido, stessa esp,ressi-0111e di disprezzo; ma il ve– stito era mutato, il Patti doveva essere quak he cosa come ispettore ferroviario o sorvegliante e teneva poodem.te dalla mano una sua lam.– terna aocesa. Per più di un minuto l' assicuratore lo guardò, tutti i ricordli dì quella sola avventura della sua vita gli toooaro1110,gli parve ad un tratto di rivedere il volto un po' patito, dagli occhi pro– fondi, circondato di capelli leggeri e crespi e chiazzato sulla pelle de– licata di macchie di rossore; poi un campanello incomiaiciò a suo– nare, e dal fondo stesso della sua ·anima gli s,aJì questo pem.siero pre– ciso : « Certo è morta, se 111-0 egli no111 sarebbe qui». Gli ven111e aid u111 tratto un gran desiderio ,di parlare, di far dei .seg,ni al Patti che · ora dava degli ordillli a u111 rpiooolo ·manovale tutto sporco di car– bone; ma ecco, sbucato dalla notte fredda della stazione, ecco af– frettarsi lungo il treno, chiudendo uno dopo l'altro gli sportelli, un ferroviere selvaggio e 111ero ome il di·avolo, dalla voce impaziente e fU111ebre : « Ln carrozza, signori. .. , in carrozza .... si parte .... » Il treno si mosse, incominciò aid uscire dalla stazione ; l'assicuratore vide il Patti guardare U111 istante davanti a sé, poi allontanarsi tra due file • di col0111nÌllle di cemento armato, dondolando Ja sua lam.terna, e al– fine soomparire; il treno cominciò a correre. ALBERTO MORAVIA. "blìotecaGino Bianco
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