Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929
SÉVERIN, L'hormne blanc 511 Pierrot non doveva essere soltanto un D' Artagnan, ma doveva anch'esso soffrire, perdere e perire nella lotta. Questa innovazione sulle prime piacque poco al pubblico di Marsiglia avvezzo al trionfo del suo eroe alla fine del dramma, e allorché una sera Pierrot serrando al petto Colombina e perdonandole tutti i torti erl il male che gli aveva fatto esalò l'ultimo respiro fra le sue braccia,« Oh! alors! » narra Séverin « ur, chevalier ifu poulailler fit oonnaitre tout net son opinion en me oriant: - I mbéoile, ftanque-lui un tas à oette garoe! - Presque,,textuel, seulement, oar à la plaoe du mot - imbéoile ........: trop protooolaire, un mot plus gros, formi– dable et bas, m'avait été lanoé à pleine volée. Le rideau baissé, il y eut un moment de silenoe et de stupeur. On eut dit que le publie f/e recueil– lait, se conoertwit sur oette rnort inattendue. Tout à ooup les applaudis– sements éolatèrent. Désormais, Pierrot pouvait soufjrir et meme mourir, oomme tout etre humain. » 1 Séverin, già al colmo della sua celebrità, trovavasi un giorno a Bue– nos Aires da un parrucchiere napoletano molto loquace e cerimonioso, il quale credé bene pronunziare ad alta voce il suo nome, erano lì presso una signora ed un'istitutrice che attendevano fosse finito di tagliare i capelli a due fanciulli; all'udir questo no:r;nei fanciulli si volsero di scatto dalla parte di Séverin e non fu possibile farli stare a dovere per terminare il lavoro. « Quando fui per partire» continua « i due fanciulli saltando dalla loro poltrona mi vengono incontro tendendomi la mano. A tal punto la madre dové i.ntervenire. - Scusatemi signore, i miei figli sono vostri ammiratori e vengono sempre alla matinée del giovedi, a casa non passa giorno che non s'imbianchino la faccia con la farina per potervi imitare. - Abbracciai i fanciulli che ne furono orgogliosissimi, ciò mi fece pensare a quando anch'io facevo come loro. E da quel giorno ogni giovedi finita la rappresentazione essi venivano ad aspettarmi al– l'uscita degli artisti, e siccome si erano vantati coi lorv compag~i di essere miei amici, un po' alla volta una folla di fanciulli mi attendeva, una siepe di manine protese verso di me che gridava: - Es mi arnigo a mi. - Era delizioso per quanto molto imbarazzante, giacché anche i grandi veni vano per vedere questa scena, ma come si fa ? Si può togliere una gioia a dei fanciulli ? » Dopo a.v-ercifatto tanto piacevolmente peregrinare attraverso la sua passionale vita di artista per i teatri e le ooulisses e le loges di tutto il niondo, e averci descritto con vivezza celliniana dei suoi amici, figure del teatro e della letteratura francese di trent'anni addietro, e dell'am– biente parigino di quel tempo, un certo·sgomento, dicemmo già, stringe il cuore del lettore alle ultime pagine di questo libro. Sév-erin, ancora pieno di energia e di speranza, vive a ,Sauveterre, un bel villaggio pro– venzale sulle fertili sponde del Rodano, in vista della lontana valle di Valchiusa fra colline sorridenti e rovine illustri, qualche amico fedele, e i fiori del' suo giardino; ma non è contento di questa pace, e il dolce esilio dai teatri dove più non agisce Pierrot,,e dove i neri hanno preso il posto dell'uomo bianco, egli dice, lo inquieta e lo tormenta. Pierrot è morto? Pare si domandi con paura aspettando sempre un richiamo. Egli non lascia come i suoi predecessori la propria eredità ad uno o più allievi sicuri non ha eredi e sente di dover portare via con sé lontano la propria ' ' "blioteca-Gino Bianco ,
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