Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

SÉ VE RIN, L' homme blanc ,grande guerra che iniziò il ventesimo secolo, il libro può essere letto da, tutte le nazioni con un sentimento solidale di riverenza verso di loro. Giacché soltanto da libri siffatti, dove nulla è nascosto, si può appren– dere che cosa, fosse l'essere combattenti; il che le giovani generazioni non .sanno, e le mature vanno un po' dimenticando per quella facilità d'?blio che sovrappone l'oggi all'ieri, anche se questo fu denso delle esperienze più terribili. La misura de,l sacrificio, del valore, della, forza, di nervi, della forza d'animo della coesione formidabile di energie che costituisce la fibra umana, 'non può essere ammirata S•enon sia conosciuta : e questo libro, intonato a lamento, ma pieno di realtà viva, scritto dal tedesco Re– marque, la fa anch'esso conoscere, accumulando tutte le reazioni del ,dolore per mostrarla alla prova. SILVIOBEJNCO . .SÉVEJRIN, L'homme blano. Souvenirs d'un Pierrot. Introduction et I).otes de GusTAVEJ FRÉJAVILLEJ. - Plon, Paris, 1929. Fr. 7. È un Pierrot che ha scritto le sue memorie, o Pierrot ha scritto. le sue memorie ? Dal profondo rimpianto che vela le ultime pagine <;Iique– .sto bel libro le due cose parrebbero insieme; e molto di questo rimpianto invade il cuore del lettore che vede alla fine dileguare nel tempo una figura che gli fu cara e familiare : Pierrot. Diremo subito che l'autore di questi ricordi non è un Pierrot r,ome molti ce ne furono, ma il re dei Pierrots, l'ultimo grande mimo della pantomima francese: lui stesso con adorabile civetteria,, non ce lo na– sconde. - Monsieur, je suis le grand-duo x.... -, gli spiattella sul viso qua– lificandosi un personaggio che una sera dietro le scene si permetteva un contegno che Séverin non intendeva tollerare. - Altesse, je suis le roi des Pierrots -, gli risponde questi scattan-– dogli davanti con sicurezza. E l'altro interdetto e cambiando tono con grazia non priva di spirito: - Alors, Sire, je n'ai qu'à m'inoliner. E Séverin aggiunge: « mon bon publio marseillais m'avait gratifié àe ce titre illusoire et fuambulesque. » Nato in Corsica, ad Ajaccio, << l'ile qui avait donné le jour a l'Aig?e ,vit aussi naUre un Pierrot» ma trasportato poco dopo a Marsiglia, Séverin a sette anni assiste col proprio padre 3id una rappresentazione di Charles Debureau, il mimo più famoso di quel tempo, e da allora sogna, di essere Pierrot: •« divenni la disperazione della nostra buona donna di servizi•) che vedeva sparire dai suoi cassetti tutta la farina. » Incominciano le prime lotte con la famiglia apparten~nte alla borghesia modesta e ri– gida. « Un paillasse! un paillassel La honte dans la famille! », grida la madre furibonda: « ça ne sera jamais I>> E il padre cerca amorevolmente di distrarlo dall'idea ormai fissata nel cervello di adolescente spino-en– dolo a riflettere con dolcezza. A sedici anni viene irt contatto 'cland;sti– namente eon Louis Rouffe, successo a Charles Debureau defunto e a,t– traverso peripezie e difficoltà ne diviene l'allievo prediletto e l'er~tle. 11 libro è dedica,to: « A la mémoire de mon vénéré maitre Louis Rouffe le Bibliote~a Gino Bianco

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