Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

E. M. REMARQUE, Im Westen niohts neues 507 i~torno, si librano nel vuoto morbido e caldo della tarda estate; noi leg– giamo lettere e giornali, e fumiamo; ci togliamo i berretti e li deponiamo vicino a noi; il vento giuoca coi nostri capelli, giuoca con le nostre pa– role e coi nostri pensieri. >> Questo è un lirismo delicato : pure gli uomini 1 ai quali è attribuit~ sono soldati, e il fronte è vicino, ed essi già. lo cono– scono. Non è affatto come se essi avessero « divorato cemento armato» col vestire la divisa, secondo l'espressione rude del romanziere. L'amore e la pietà, delle cose sono .anche il senso perfetto delle cosè, il possesso perfetto della propria vita. E il libro di Remarque ne ribocci;i,; l'asciut– tezza, la concretezza del suo stile, quell'arte che egli ha di 'non spendere parole invano e di mantenere l'aderenza al succedersi rapido delle proprie sensazioni, non è « la patina dello storico oggettivo», come la chiama un autore russo moderno 1 ma ha il rispetto' dell'intensità. di tono che ogni parola, riceve dalla commozione interiore. . Questo libro inoltre, come nelle sue pagine migliori è un mirabile es-empio di semplicità, e d'immediatezza, cosi nella, sua psicologia e nelle sue eccifazioni polemiche serba qualche cosa d'ingenuo. Talvolta colpisce la verità.; talvolta si lascià scivolare per una china e va oltre; ma si ri– prende tosto, o meglio lo riprende la stessa forza delle cose vissute che ha da dir,e, e torna allora a quella verità. essenziale che è la sua stessa rag,iòne: la rappresentazione dell'uomo nelle estreme zone di una guerra, come la .si combatte oggidì. Quest'uomo è buono, al di là, di tutta la ferocia che le circostanze possono suscitar-e in lui. Tutti i soldati sono buoni;· e la guerra, come tempra tutte le cose, così tempra anc.he la loro bontà.. Infiniti atti di bontà., che nella vita normale sarebbero rimasti latenti nelle possibilità recondite dell'anima umana, compongono la fraternità., il sentimento. di camerati, di quegli uomini in pericolo,~di quegli uomini che senza sa– perlo si educano ad ogni istante ad aver pietà, l'uno dell'altro. E ogni più piccola cosa fa reagir-e la vita contro gli aspetti funebri della morte. Gioie ingenue, gioie di cose semplici, piccole mariolerie, avv;enture d'amore quasi primitive, bastano a, far• rinascere l'animo che ha soppor– tato le attese più crudeli e s'è abbattuto tra gli spettac9li più agghiac– cianti. Remarque racconta anche tutto ciò magistralmente,• poiché è un bellissimo narratore. Non importa se, con questa notazione insistente della duttilità umana, egli dia torto, come psicologo, alla teoria eh~ si è costrutta, su l'incapacità alla vita negli uomini che hanno troppo vissuto nello spasimo della morte. Questa teoria, con tutto quello che ne, consegue, appartiene al baga– glio mentale della Germania vinta in una guerra smisurata, e infelice. Lo abbiamo detto da principio ;·~o ripetiamo concludendo. Anche molte delle relazioni di pensiero tra la cruda vita dei trinceristi e quella stentata e miserabile dell'interno del paese, spolpato dalla guerra fino allo schele– trimento, appartengono all'inesorabilità deUe condizioni specialissime .nelle quaJ.i si trovò la Germania assediata. Si possono leggere queste pa– gine come curiosi tratti documentari, la cui stessa naturalezza attesta la fedeltà; si possono leggerne altre con la preoccupazione di difendere la libertà del proprio spirito dalle tendenze mentali dell'autore; ma, come testimonianza di ciò che soffersero e poterono soffrire i combattenti nella

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