Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

I I T. GALLA.RATI SCO'l"l'T, Vita d·i Dante 479 cuparsi se altri dati contraddicano a quel che s' afferma, spostino o complichino le questioni pe111denti, ciascuno s'atta,cca a quella solu– zione cùe megli-0 conviene aUe proprie opinioni, e con la scusa che è impossibile veder tutto quello che si è stampato ~ si stampa su Dante, quando ha trovato quello che fa al caso suo, più oltre non chiede. Chi fa,ccia attenzione a quello che ogni giorno si pubblica nel campo dantesco vede continuamente ripresentare le medesime ragioni tante, volte con– futate, e persino gli stessi dati di fatto tante volte dimostrati erronei; onde viene la sfiducia della critica militante, e si forma la persuasione che il meglio sia lasciar andare ognuno per la sua strada e attendere a legger Dante per proprio, conto. E veramente chi pensasse a raccogliere quello che è stato detto circa gli amori di Dante, i rapporti tra la Vita nuova, il Convivio e la Commedia, la genesi, i sensi e i fini di que,lle tre opere, lo stato d'animo del poeta durante la composizione di ciascuna di esse, e altre non meno spinose questioni, si troverebbe davanti a un viluppo così complicato d'affermazioni contrarie da non vedere come mai si possa venire ad un accordo. Nel trattare degli amori permane nel libro che ab\)iamo da-vanti quella esagerazione di contrasti passionali che già indusse un arguto re– censore della prima edizione a rassomigliare il Dante del Gallarati Scotti a un Fogazzaro in lucco. Accanto alla purezza radicale dell'amore per Beatrice sente il nostro critico nel poeta fiorentino l'urlo della bestia: - « un che di centauresco e di primigenio>> lo condurrà « a bel!e con sete selvaggia alla coppa dei piaceri, fino alla ebbi,ezza che oscura la ra– gione>>; « uomo intero nel bene e nel male, sarà avido di tutta la vita e discenderà nel peccato fino ai suoi abissi n ; « uomo dalle proporzioni gi– gantesche nel bene e nel male, con colpe e con esperienze tragiche del pec– cato .... non avrebbe mai saputo descriverci il regno tenebroso della ' pèr– duta gente.' se prima non si fosse chinato sopra le nere profondità del suo cuore e non ne avesse udito risalire l'urlo del demonio e della bestia antica. >>Il -Gallarati Scotti non si cura di stabilire se per acquetare le forti brame naturali non avesse Dante già moglie assai prima del tempo che alle sue nozze assegnano comunemente i critici. Curj_osa anch~ questa! Nessuno vuol tener conto, per inveterati preconcetti o per altra ragione, che la moglie gli fu contrattata da Alighiero e Manetto sin dal 1277, quando av,eva appena dodici anni, con la dote di 200 fiorini pic– cioli; e poiché il contratto non fu rotto, non è da credere che il matri– monio s'aspettasse a celebrarlo e consumarlo che morisse Beatrice, e che Gemma (anche questo s'è pensato!) conquistasse il cuore del fidan– zato dimostrandosi pietosa da una finestra sulla sua vedova vita. S'era finora trovato abbastanza di serietà e di nobiltà in questo uso del ' dir parole per rima', in quest'amore dell'arte, in quest'aspirazione alla vita cavalleresca; e non che esser disdicevole a Dante, poteva egli stesso van– tarsi del 'bello stile' acquistato con lungo studio e grande amore, glo– riarsi delle ' rime nuove ' ispirate al principio che ' amore e cor gentil sono una cosa ', compiacersi per.fino di certe novità formali piuttosto artificiose (e non soltanto per compiacimento momentaneo nel contesto delle sue canzoni, ma anche a distanza di tempo, nel trattato dell'Elo– quenza volgare); e bisogna oggi sentire che se Dante scrive una poesia 'bliotecaGino Bianco

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