Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

478 T. GALLAR.A.TI SCOT'l'I, Vita di Dante .sociali troppo complessi, istituti e usi troppo lontani dai nostri, da poterne discorrere, dopo brevi l,etture, senza pericolo d'inciampare in ogni pagina, in ogni periodo, in ogni espressione! Mi permetto di con– sigliare all'egregio scrittore la lettura del volume dell'Ottokar sul Co– mune di Firenze alla fine del Dugento (Vallecchi, 1926), che è fra i trascurati, e merita invece di prendere il primo posto tra le guide a cui affidarsi per si difficile cammino. Son sicuro che la storia fiorentina gli si colorirà ben diversamente, e gli si chiarirà meglio al suo bisogno. Anche l'atteggiamento di Dante e di Guido Cavalcanti di fronte al_go– verno popolare gli apparirà diverso da quello che qui ci descrive, se vorrà tener conto di ciò che è stato dimostrato negli Studi danteschi (I, 101-111), e studiare le relazioni tra i due amici, che sono tanto impor– tanti per la vita interidre dell'Alighieri, senza le solite prevenzioni ed esaminando più accuratamente tutte le varie testimonianze che ci :ri– mangono. Tempo è poi di lasciar di parlare dell'importanza militare del raddrizzamento di Via San Procoh (Studi danteschi, III, 89-128), e di fantasticare sulle ragioni che possono aver indotto Dante a inscriversi all'arte dei Medici e degli Speziali. Molte supposizioni si soo fatte a , quest'ultimo proposito, ma mai e poi mai mi sarei aspettato di leggere che Dante' s'ascrivesse a quell'arte, « perché probabilmente era la sola aperta ai poeti e agli artisti. ii Oh, far sonetti e canzoni non era mestiere da poter esser computato nel sindacalismo fiorentin·o del secolo XIII né fra le arti maggiori né fra le minori; e se il Pucci, enumerando le arti fiorentine dice della sesta che sono « medici e speziali e dipintori e più altri assai ll, il Gallarati Scotti, invece di lasciarsi suggestionare– da quel più altri assai messo accanto a dipintori, doveva ricorrere alle pubblicazioni del Ciasca, e avrebbe visto che i pittori sono compresi in quella sesta arte per affinità con gli speziali, come quelli che comprano, vendono, adoprano, oro, argento e stagno battuto, colla, biacca, azzurro~ cinabro e altri colori; e che gli altri assai erano, innanzi tutto, i mer– ciai (uno dei tre membri principali dell'arte); e poi, coi medici i barbieri; con gli speziali i pizzicagnoli, gli oliandoli, i ceraiuoli, i cial– dai ecc. ; coi merciai i sellai, e tutti quei mestieri che provvedevano ai bisogni quotidiani, al vestiario, alle suppellettili, e via dicendo. Se per l'iscrizione di Dante fra i medici vogliamo trovare una ragione -che appaghi, bisogna pensa,,e che uno stretto vincolo era allora tra la medi– cina, la filosofia e le arti liberl!,li, tanto da formare insieme l'università, degli artisti contro quell~ dei giuristi, e che specialmente medicina e filosofia ,erano considerate quasi una medesima cosa (Studi danteschi,. VIII, 160-163). Ma più che la vita esteriore, che per la materialità stessa dei fatti è parte meno difficile a ricostruire e a rappresentare, lasciano insoddi– sfatti nel volume del Gallarati Scotti le parti che cercano di penetrare nell'intimo del poeta e ritrarre la genesi e l'ispirazione delle sue opere. C'è un groviglio di problemi ardui e delicati, con continue interferenze– tra loro, che gli stessi specialisti evitano d'investire nel loro complesso e di solito trattano parzialmente e superficialmente per servirsene all~ dimostrazione di tesi a loro care . .Senza curarsi di conoscere tutti gli elementi necessari a porre quei problemi nei veri termini, senza preoc.., BibliotecaGino Bianco

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