Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

T. GALLA.RATI Soo'.l'TI, Vita di Dante 477 per gli altri la riamm1ss10ne in Firenze, almeno per il momento (si noti: « ad securitatem prestandum de eundo et stando ad confinia eis et cuilibet eorum deputanda per nos et nostrani curiam. ») Le offerte j:j, San Giovanni erano invece atti ormai consueti, con cui la repubblica ogni anno, in solennità ordinarie o straordioo,rie, votava le sue pri– gioni di tanti infelici, al cui mantenimento la carità privata non era su:fficie:J?.te;oppure concedeva l'immunità e il ritorno· in Firenze, con opportune esclusioni, ai condannati politici e alle persone comunque bandite per reati d'azione pubblica (non propriamente ai «malfattori»), sia per diminuire il numer'l) dei suoi nemici fuori di patria, sia anche per aumentare le entrate dell'erario in momenti di più grave bisogno (ogni ammesso all'offerta doveva pagare una quota della sua condanna): con esse offerte s'esercitava anche il diritto di grazia in caso di errori giudiziari riconosciuti, o per altre ragioni; e sol c!:J_e si ripensi alla grazia ottenuta da Benvenuto Cellini a Roma il giorno delle Sante Marie nel 1535, si vedrà che non era uso soltanto di Firenze. Il ribandimento di cui Dante avrebbe potuto approfittare, se gli fosse piaciuto, non può essere se non quello del giugno 1315, del quale io pubblicai già i docu– menti che rimangono nel Bullettino sin dal 1904, ID occasione del Dante dello Zingarelli; perché dai ribandimenti del 1316 e degli anni successivi venne a esser escluso non fosse altro per la nuova condanna che lo, colpì dopo la rotta di Montecatini. A questa condanna poi (si chiarisca bene) andò incontro, non già per aver rifiutato l'offerta~ San Giovanni (ché es– sendo stato, non un atto particolare in suo favore, ma un provvedimento generico per chiunque ne volesse o potesse approfittare, il rifiuto, anzi il non accorrere spontaneamente, non offendeva in nessun modo Firenze), ma sibbene per aver mancato di· presentarsi a dare quelle garanzie che gli furono richieste personalmente dopo quella rotta, e in seguito a rego– lare processo, del quale l'ultimo bando si conosceva e la sentenza de,l 15 ottobre fu fatta da me collloscere parimente nel 1904. E se questa nuova condanna comprende anche i figlluoli di Dante, no,n si deve pen– sare per ciò a speciali provvedimenti contro costoro, « perché buon san– gue non mente e ha le sue ribellioni» : era legge generale che tutti i discendenti degli esuli bianchi, « cuiuscunque conditionis, etiam illegit– timi et spurii »,. da quattordici anni in su seguissero la sorte del padre senz'altra condanna (cfr. in Studi danteschi, V, 17 sgg.). Ci sarebbe anche da aggiungere che .l'amico fiorentino a cui ))ante indirizzò la sua famosa lettera non può esser « Manetto Donati », c_he era padre di .Gemma e non « religioso· e cognato dell'Alighieri» ; e neppure Teruccio di Man;tto come pensò il Della Torre, perché anch'esso resulta marito ' ' e padre di famiglia, e quindi tale da non poter esser. chiamato ' pater ' da Dantè: ormai è noto (Studi danteschi, V, 121 sgg.) che come' baccel– liere dei Donati' era comunemente inteso, non per dignità che avesse, ma per semplice :soprannome, Niccolò di Fo'resino Donati. · , Sarebbe occorso parimente che il Gallarati ,Scotti avesse approfittati) del sessennio corso fra la prima e la seconda edizione della Vita per 'penetrare più intimamente nella storia dei tempi di Dante: penetrazione necessaria non solo a dare il loro giusto valore ai fatti della biografia di lui ma: anche a intendere la sua poesia. Sono movimenti politici e ' iblioteca Gmo Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy