Pègaso - anno I - n. 10 - ottobre 1929

476 T. GALLAR.A.TI SCOTTI, Vita di Dante citato de,l Parodi un primo studio estratto dagli Studi romanzi, e non quello, molto più importante, comparso nel Bul~ettino t~e anni dopo, per quanto sia anche riprodotto nel volume Po~sta e· st_ori~ n?lla Divina Commedia, neppur esso ricordato. E per ciò che s1 riferasce al pensiero politico di' Dante, che in quest'ultimi anni ha avuto così– ampie trat~azioni, avviene sì di trovar reg_istrato il primo•. volume. del: l'Ercole, ma non altri pur notevoli studi di lui, che erano già pubblicati in varie miscellanee e riviste, e sono ora raccolti anch'essi in un secondo volume ancor più importante del primo. E parimente non si ricordano· né il volume del Solmi né nuovi scritti del Parodi sulla Monarchia, sul– l'ideale politico di Dante, sul concetto che ebbe dell'Impero, e sul suo averroismo, pubblicati nel Bullettino e altrove, e non compresi nel vo– lume Poesia e stor_ia. Onde non fa neppur maraviglia veder asserito dal Gallaràti Scotti che la tesi che riconduce la composizione del poema agli ultimi anni della vita di Dante è ormai « accettata dai più insigni -cri– tici ». e che a persuader ciò deve bastare « lo spirito che circola in tutto .il poema, e la figura stessa del poeta quale ci si rivela nella sua opera e che ciascuno di noi può interrogare in uno di quei colloqui con l'ombra del gran morto, c]le il più piccolo, umile ,epovero, può concede:rsi quando sappia leggere il suo libro, fino a udire le voci nascoste che non pj1,rlano ai pedantL )) Può essere che i pedanti abbiano anche questa volta ra,.. gione. , ]Son sarebbe il caso d'insistere sulla trascuranza di fonti cosi alla mano come il Bullettino e gli Studi danteschi, se il danno di essa fosse soltanto per fatti della vita di Dante di scarso valore. Ma così non è.. Pren4iamo per esempio il magnanimo rifiuto del poeta a tornare in Firenze mediante quell'offerta a· San Giovanni che tante sciocchezze hai fatto e fa dire a chi ne parla senza averne un'idea precisa. Che· non l'i1bbia neppure il Gallarati Scotti appar chiaro dove afferma che Dante, « con un nobile e fiero rifiuto», s'era preclusa « la possibilità di un ri– torno pacifico in patria» dop·o la battaglia di Montecatini, allo!'. che sarebbe stato « emanato un decreto dal Comune di Firenze per il quale si com:µmtava la pena di morte in quella del confino temporaneo a quei fuorusciti che pagassero un'ammenda e si sottomettessero alla cerimonia di San Giovanni, antica costumanza ,fiorentina in cui si offrivano i malfattori al santo protettore» : amici e parenti avevano scritto in quell'occasione al poeta·« esortandolo a _·accettare le condizioni, .forse temperate, che gli avrebbero concesso di rimpatriar subito>) ; ma egli tenne _duro', e Firenze, per questo diniego, « si fece più ;i,mara contro il figlio superbo che aveva disprezzato i suoi· banna et decreta», e il 6 novembre 1315 « lanciava un'ultima condanna capitale contro « Dante · Adegherii, et filios » (p. 304). Ora, altra cosa è l'invito a dar garanzia di andare e stare ai confini, che fu fatto a Dante e ad altri esuli deter- · minati dopo la disfatta di .Montecatini (agosto 1315); altra cosa il ri– bandimento mediante l'offerta a San Giovanni concesso in genere ai condannati politici nel giugno precedente. Quello è un' atto di sicùrezza che il Comune esigeva da persone nominalmente designate; e se per .Dante do_vevaincludere o sottintendere il condono della pena di morte alla quale era stato condannato nel 1302, escludeva però e per lui· e BibliotecaGino Biahco

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