Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

208 U. Fracchia . rebbe forse venuto il Maligno, oon le .sembianze di ,Marcello o di Massimo, a tentarla, ma essa lo avrebbe scacciato, pregando: Li– bera nos Domine. E dopo tutto, ·non sarebbe stata una monaca gentile, una graziosa, suora? Oh, il soggolo avrebbe donato a lei come a poche: ben lo sapeva, perché Uinavolta ci si era mascherata di Carnèvale. Le faceva Ulll picoolo viso rotondo d'i111nocentepecca– trice, e anche i suoi capelli bianchi sarebbero sc-omparsi 111el candore delle bende. Allora sentiva rinascere piccole velleità di ribellione e di vendetta, il pensiero dell'infelicità di Alessandra le dava qual– che attimo d'i sollievo, il suo odio pe:ç ,Marcello divampava più vivo che mai, e soprattutto ingigantivano ai suoi occhi le colpe di Ste– famo, di quel pover uomo, di quell'uomo grottesco, cJie 00111 le sue smanie senili trascinava nel ridicolo ,quanti erano mescolati alla sua vita. Solo il sentimento di patire ingiustamente può attenuare la -sofferenza. Così per lei questa medicina morale le veniva da poche lacrime con le quali oommiserava, sé stessa. Ma qualcu1110entrò nella veranda, ed essa dovette frenarle per noo subire una nuova umiliazio111e,mentre un'ombra s'allungava sul pavimento, al suo fianco; e poi ,quell'ombra si accorciò, e allora, alzando appena il capo, essa vide profilarsi di spalle, contro la vetrata, l'alta figura di un ufficiale. Il vetro era appannato, edl egli, per guard•ar fuori, vi passò sopra una mano. Rimase qualche mi111utocon il viso a quella specie di feritoia, oltre la quale 1110111 ,si scorgeva che il buio della notte; e qurundo se ne distaccò, e si volse per tornare indietro, la signora Celeste, con sgomento, vide che era Massimo, quell'in– truso. Per quant? essa c~rcasse di nascondersi, riabbassando pro111- -tamente il capo, anche 1 Massimo ebbe il tempo di riconoscenla in quella mezza oscurità. Forse }a tradirono l'abito chiairo ed il pen- nacchio di paradiso. . . - Sei tu, mamma? - domandò egli con llllla leggiera.esitazione, stu.pito di tr-ovarla sola e in quel luogo. . . La sign~ra (:el~ste non attese che le fosse accanto per alzarsi vivamente m pied~, e, premeindosi il fazzoletto sui pomelli delle gote come avrebbe fatto con un piu!llino, gli andò incontro di (Qual– che passo . . ----:--Hai ve~u~o pe; caso il mio ventaglio, il mio piccolo ventaglino d1 pmme? - disse m grrun fretta: . . - Si, - rispose Massimo : - Lo aveva il babbo poco :fa. - A~, smemorata che .s~no ! - esclamò la signora Celeste, m<"n- trc segmtava a guardarsi mtorno, come se avesse perduto altra cosa oltre il ventaglio : - Sicuro ! Lo ha il babbo. . Es~a sperava di nascondere coo quella piccola èommedià gli ultimi luccicori delle sue lacrime, ma Massimo ·non si Ia.~iò in– gan111are. iolioteca Gino Bianco

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