Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
La Stella del Nord 207 Trasportato d'al suo slancio, la trascÌ.!Ilò3Jllcora per qualche giro con i piedi sollevati da terra, divenuta pes3Jllte come una pietra. Poi fu costretto a fermarsi. - Aspettami, aspettami! - le gridò, .movendo qualche passo ,per raggiungerla, mentre, oon gli occhi offuscati da un principio di vertigine, vedeva co!Ilfusamente l'ombra di lei dileguarsi fra le altre oento ombre fluttuanti tutto intomo. Ma subito non la vide più, e rimase solo, CO!Il il piccolo ventaglio di lei stretto Ì.!11 pugno, a ringraziare sorridendo modestamente quella folla di burloni che non si stancava di applaudirlo. L. La v~r3Jllda dove, fuggendo dalla sala da ballo, andò a rifu– giarsi la signora Celeste, senza sapere neppure lei come, era ampia, e deserta. Non vi penetrava che poca luce dalle sale adiaeenti, e in quella penombra si vedevano alcuni vasi di palme !Ila:ne,d'isposti a .piramide sopra una gradinata di legmo, aprire l'uno sull'altro i loro larghi ventagli. rntorno era:no sparse poche sedie d'i vimini, su una delle quali essa si abb3Jlldonò sfinita; e, non potendo reggere all'umiliaziooe che quelle risa sguaiate e quelle voci ironiche ave– vano inflitto alla sua povera a:nima, lasciò che il :nodo nel cuore le si sciogliesse in lacrime, come quello di u:n bambino che abbia per– duto il suo più caro balocco, e disperi per sempre d'i ritrovarlo. Piangeva sul dolce baloooo della gioventù, Celeste Iupiter, sì caro ad ogni creatura umruna, ma dal quale sopr,attutto u:na don:na di quarant'a:n:ni non può separarsi senza disperazione. Rivedeva quelle graziose farfalle, di cui l'aria del frutteto s'infioccava come di fiori volanti, e le pareva che or.mai noo avrebbe più potuto gio– care a rincorrerle. Rivedeva il biliardo, ed era come se le avessero rubato quelle lucide, fuggenti sfere bianche e rosse che con tanto diletto faceva rotolare sul suo verde pia:no. Rivedeva anche i bei fuochi d'artificio tempestare di scintille e lampi u:n cielo :nero, e poi dissolversi, ed erano svaniti per sempre. Perché si rideva di lei? Per quelle rughettÌ.!Ile, per quei pochi capelli biwnchi? Perché il suo viso non mostrava più la freschezza d'una volta e la sua bocca aveva perduto il profumo della rosa? Erano dunque proprio i segni della vecchiaia: bisognava r,assegnarsi a scomparire, dire addio am.che alle ultime illusiO!Ili, ed entrare nell'ombra. Ecco: si sarebbe ritirata in uno di quei cooventi che hanno un chiostro con le colonnine attortigliate, tanto simili a bomboniere; avrebbe an– ·:naffiato i gelsomini, dato le miche di pwne ai colombi, e ai pesciolini della fontana; i.in una piccola cella tutta bianca avrebbe conversato con il buon G esù C rocifisso, lo avrebbe chiamato : sposo mio ; sa-
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