Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
Le Scuole ài musica in Italia 199 di composiziooe cercare sé stessi attraverso i ,Grandi) troppo limi– tano le :possibilità di esecuzione, e quindi di cultura e di sensibilità. Difettando poi gl'I,stituti di veri e serii Corpi corali, si debbono escludere gli allievi (ed anche gli altri) dalla oonoscenza viva e reale di tutte le più gramdi opere del nostro Rinascimento. Infine, l'esperienza pratica del Teatro lirico, ch'è la forma d'arte tipica– mente ed esclusivamente italiana, è quasi del tutto esclusa dai nostri studi, non possedendo i Conservatorii sale adatte, palcosce– nici appena sufficienti, scuole di canto appena utili. A questo proposito è opportU[lO aprire una parentesi per chiarire un equivoco. Non è vero ciò che si va gridando che manchino ormai in Halia ma,e,stri di cwnto e voci. La nostra terra è anoora la pro– duttrice più feconda di camtanti. Ma vi sono fra noi troppi sfrut- - tatori dlell'aspfrazione alla gloria, che di maestri noo hanno 111é gli attributi, né le virtù, e tanto me.no l'onestà: mestatori che, tentate vanamente tutte le vie si get tano al la macchia e si dan1110 a mietere nel campo delle illusio111i,illusi0111icreate 00n artificio, per carpire damaro agli illusi; mestieranti che gittano sul mercato cantanti immaturi e voci precarie, che speculano sui buooi e sui tristi senza pietà, e che pure, per l a dabbenaggine umana, riesoono troppo spesso a sottrarre buo.ni allievi ai buoni Maestri. Lo studio del bel canto, che un tempo r ichiedeva decine d'anni e che dovrebbe essere corredato da una profooda cultura musicale e letteraria, è divenuto ora una corsa rovinosa verso la falsa luce della ribalta, verso ingannevoli miraggi d'oro e di alloro. In tre am111i si vuol passare dall'officina al .palcoscenico, dalla miseria alla ricchezza, e v'è chi questo promette e permette. Si spiega così la grande igno– ranza d'egli artisti lirici (fatte rare eccezioni), e come le voci ab– bi'8JI10 durata effimera, e come dai Conservatorii fuggano tutti quelli ingenui che credono di poter salire al Parnaso librandosi sulle ali di cartapesta che i ciarlatani appiccicano alla loro famtasia. E chiudo la parentesi, sperando che .l'opera dei Sindacati Artistici estirpi ,presto questa mala pianta. Dunque dicevamo: ci vuol denaro. Ma di una cosa, mi sembra, 1non ci si rende ancora conto: e cioè che il denaro devoluto all'in– cremento dell'arte in generale e della musica in particolare, è de– naro messo ad ottimo frutto, specialmente in Italia. Si pensi: quale illldustria italiana esporta tanta merce ed im– porta tanto danaro quanto quella della musica ? Tutte le IDO– stre opere teatrali, da quelle di Paisiello alle moderne, comprese le opere di Verdi e di Puccini, sono per la Nazione miniere d'oro inesauribili, tainto più dopo la savia legge sui diritti d'autore. E i 111ostricantanti e i 111ostridirettori e professori d'orchestra sono « articoli d'esportazione» che nessuna altra industria può vantare e ibliotecaGino Bianco
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