Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

190 ,O. Tnmiati e i suoi grandi- occhi ci appaio1110 spesso di ,soppiatto dalla porta soc– chiusa della biblioteca o dietro ai vetri del laboratorio e la sua corsa vertigi111osa- il ba;bbo non vuole! - aittraversa ogni tanto come un razzo l'Ufficio medico severissimo. Ma è ben poco quel che co– nosco d:i. lei. Ohi osservi lo sguardo nel quale l'avviluppa suo padre che sa e pesa da vent'an111il'illltelligenza d~gli uomillli, può comprendere quanta trepida speranza egli riponga i!Il quel capino, nero. Quest'anno Miri fa la prima classe del ginnasio. « Rosa, rosae, :Mirì, ,siamo grandi! Lo sai che quest'a111!Ilo è cambiato il genitivo plurale? Ordirne del signor Ministro! ... ))Ride: non crede più -111on ci ha mai creduto - alle fiabe senza capo 111é coda che mi divertivo a raccontarle quand'era piccolina. M'ascoltava attenta attelll·ta, ma scopriva subito l'i111gannoe spallucciava, dlisincantata. Quest'an1110 l'inveooo è aspro: il vento e la pioggia 1110n si vogliono separare e ci fan pigri e freddolosi. Ma Mirì non ha paura del cattivo tempo e trotterella ogni giorno verso la luce della scuola con i libri stretti sotto il tabarrino. Un giorno ha tardato ad· uscir di casa. Non vo– leva arrivare a lezione :fi111ita .. E ha fatta la strada di corsa. E s'è inzuppata d'a,cqua e alla sera tremava come U111 uccellino. Per qui111dici,venti giorni abbiamo guardata la sua piccola vita oscillare come una fogliolina sul ramo che il vento 1110n ha la forza. di sta,ccare. E una notte che er9 di guardlia m'ha111nochiamato perché Mirì moriva. E sono corso 111ella'sua camera: com'era bianca la piccola Miri nel suo lettino di bambina e con che pena :fiatava sulla fredda coppa che nOlllversava più l'inutile ossigeno consumato ! Ma credeva ancora che quello potesse salvarla perché lo aveva sentito dire tante volte e chiedeva COlll la voce lontana d'uno che parla in sogno: « date– mene ancora, non respiro; se non ce n'è più, aprite, aprite la porta della farmacia: sento che muoio, se no .... >> E la madre e. il padre giravamo per la oomera come perduti in un labirinto e correva1110a lei e si allontanavano e si guard!avano , in viso senza più parole. E dopo una carezza, 1 Mirì ha smesso di parlare e s'è composta un visuccio buono, tranquillo e ilJl pace. E la madre ha gridato che non era possibile, che Dio l'aveva ab– bandonata, che Dio non c'era. E il padre, no. Non ha bestemmiato, né implorat_o. Aveva il volto chiuso, contratto e lo scuoteva in uno spasimo sooza parole. P,oi le si è avvicinato e le ha carezzato i capelli piano piano sulla fJ'.onte, dicendomi con un'altra voce, quasi supplichevole: - Guar– dala, come è bella. BibliotecaGino Bianco

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