Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

I tetti rossi 189 E ha pianto, alla fine, di sotto al lenzuolo d'un pianto gelido, senza dolore. E non siamo stati capaci - in quattro - di scoprirgli il volto, trunto tenacemente lo oopriva. Sfinge. Mrnì. È la figliolina d'uno dei med'ici dell'Ospedale. Tutta la famiglia - padre, madre e due bambine - occupa uno di quei piccoli appartamenti che le Amministrazioni sogliono in– dicare ~ nei bamdi di concorso ~ con le parole « alloggio per fa– miglia)) e che stup,isc,ono e rallegrano, ai marg:ùni d'un Manicomio, per la sorridente calma che ispirano. Simili a quelle casette linde e borghesi - tende e trine dietro le impannate d'lJIIlsol pezzo - [lelle quali abita l'ingegnere-capo della vicina grottesca e paurosa cen– trale elettrica. ,Mirì è ,nata :irrimanicomio e vi abita ormai da dieci anni. Oo[losce tutti i pazzi tramquilli ed attraversa i loro cortili da brava bimbetta intelligente che non ha i fremiti e il pathos delle signorine di fuori. In mezzo a questo disordine dell'intelletto la sua precoce pro[ltezza e la profondità dei suoi grandli occhi [leri già lievemente ironici hanno un fascino s:irrigolare. È il fiore stramo di una serra fantastica nella quale il ritmo del tempo è segnato og[li gior,no dalla crumpamella fessa d'una torre nana e dal regolare grido d'invocazione alla libertà d'un pazzo che va e torna dal lavoro e porta in capo U[l berretto di pamno sul quale ha cucito le parole : « savio sequestrato>>- E Mirì lo vede ogni giorno a ,quelle ore andare e venire oon gli attrezzi dBl lavoro sulle ,spalle, posarli al segno della campama; drizzarsi contro la città lontana e gettare la sua voce roca dal volto congesto chiamando: « carabi[lieri, guardie di città, guardie di manza! io, sono Severino Mamcini, savio seque- . strato; venitemi a liberare che è l'ora!» E s'è abituata a.ilpair di noi a quella invocazione come i turchi a quella del muezz:irri. Dei malati essa [le conosce a fondo parecchi : il giardiniere, il fa– legname, il calzolaio e, sopra tutti, un vecchino melanconico che bazzica per casa e che da otto anni le racconta sempre la stessa favola, e una domestica paranoica che parlotta sempre da sola nell'acquaio la,mentando l'origine regale e il ritardato arrivo della lllave che dovrà ricondurla in America fra i suoi tesori. Sa già qurundo U[l ammalato cambia d'umore e può diventar pericoloso e conosce l'andamento dell'istituto dalle poche parole misteriose che il ,signor ispettore - berretto in mano - confida al babbo ogni sera dopo il caffè. Da dieci anni la sentiamo ridere, giocare, correre, bisticciarsi talvolta. con una vocina aspra di reginuccia dispotica 'bliotecaGino Bianco

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