Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

186 B. Tecchi - 1 gatti berretto in testa su cui stava scritto qualche cosa d'importante e pareva disposto, con gran sicumera, a f~r un po' di :filosofia su _q1;1el caso. - « Queste signore che vengono d1 lontamo .... eh, quattrmn a palate sì, ma pasticci sopra pasticci. >> Tutto il giorno e la notte seguente la villa fu piena di gente : giornalisti, polizia, curiosi. Si aspettavano i parenti, s'aspettava il mari,to; ma nessuno si fece vivo. La 111ottedopo, quando tutto fu di nuovo calma e silenzio, e il vecchio si ritrovò solo a fare il guardiano dei gatti, chiuse bene la porta della ,stanzucola, la sbarrò, vi mise COIIltrouna sedia, come se gli fosse entrata nel capo una superstizione. Proprio ÌIIl quelle notti i gatti facevmno un rumore d'infemo in– torno alla villa. E come se fossero stati aizzati dal ricordo dì quelle passioni fU111este o perché stizziti di non trovare più il cibo a cui erano abituati, gli urli, i salti, gli illlseguimenti d'amore o le ri– chfoste di cibo, si fecero più rabbiosi e fitti del solito. Il vecchio stava dentro il letto, colll le oreochie ritte, e no111 poteva prooérer .sonno.... A un certo mome111toquelle bestie furono così sfacciate òl'arrivare in frotta fin sotto la porta della stanzucola, a urlare, a graffiare, a reclamare 1110n si sa che cosa .... « Figli di cani)), diceva il vecchio ; e si drifese come poté, scuotendo forte la porta, tira111do :sassate dalla :fi111estra co,i sassi e i calcinacci che aveva preparato. Ma quelli non se la diedero per intesa, e ritornarono ,più fitti e noiosi per tutta la illotte. Quam.dola notte fu verso l'alba, il vecchio aveva deciso. Raccolse quel poco che poteva portare oon sé, mise il sacchetto degli stracci sulle spalle, e discendeva, col suo solito trotto, verso la città. Non voleva più saperne, né di gatti né di signore. I primi lumi dei sobborghi, che verso l'alba hrunno quella nebbia– rella leggera e uill po' Mlnoiata, lo accolsero come amici un ospite im.solito. Qualche :finestra s'apriva mattutina, alcune voci erano nelle strade. Anche i garzoni dei fornai, che in quei momooti usci– vano tutti vestiti di bianco e mfarinati, come se portassero in giro il pane fresco, avevano un'aria di amicizia. Uill asino passava len– tamente, attaccato a un carro d'erbaggi nella strada, e un uòmo chiamava sotto a una fìlllestra : « Sòra Rosa, sòra Rosa. >> La dollllla aprì la :finestra, poi discese ad aprire la porta, un po' sonnacchiosa e arruffata, ma cordiale. Il vecchio seguì l'uomo e la donna entro una grande stanza, che pareva una trattoria. E li, seduto davanti a u111 tavolo rustico, colll una maillo che og111i tanto tastava il gruzzolo nella tasca e con l'altra il bicchiere, sentì -.chela .solitudine era finita. Bene o male, avrebbe passato gli ultimi :anni della sua vita CO!Il quella goote, sarebbe morto in mezzo a loro. BONAVENTURA TECCHI. BibliotecaGinoBianco

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