Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
180 B. Tecchi Furono appunto queste manovre e dubbiezze rumorose che chia– marono gli altri. E allora fu un accorrere di macchie gialle, grige, bianc he rapid~ come razzi: un precipitare, un guizzare, un tuf– far.si d/ code irrequiete, di musi rabbiosi, di assalti e· di riprese. I pover i quattro piatti di lattone, prudentemente :fissati in terra, stavruno •a quelle scosse come le funi delle barche quando le ondate sbattono contro la riva. · Lassù nella loggia al primo piano, la signora, sola, chiusa ~1!- 1ma vestaglia pallida,, stava a guardare lo spettacolo. La sera, prn tardi, il vecchio fu chiamato e s'ebbe la ricompensa, come u111 do– matore di circo. Da quel giomo cambiò vita: chiamato dall'avidità di metter da parte UJ11 gruzzoletto e sorpreso dalla facilità di poterlo fare dopo tanto che non gli era riuscito, vooiva ogni sera più presto alla villa e senza far tanti giri, arrivava adesso diritto al suo posto. Se c'era tempo, si metteva anche a ripulire con cura il piazzale, intorno ai quattro pi•atti, prima di ammrunnire la ceo1a ai g,a,t'ti. No111 che ci vedesse chiaro nella situaziooe e si sentisse sicuro del– l'avvenire, no .... Però, finché la durava! « Bisogna prender la palla al balzo», ripeteva fra sé, e adesso stava più che gli era possibil intomo alla villa. · Avvenne poi che, arrivata l'estate, gran parte dei signori e si– gnore andarono via, non lontani forse,· ma i111 qualche luogo di villeggiatura vicino. Restò solo la signora dei gatti, con una ca– meriera. Questo fatto, d'essere andati via gli altri, 1110n gli dispiac– que. Cominciava a sentire che la sua padrona era quella, e questa sensazioille, anche se provvisoria, gli dava u111acerta confidenza. Del resto, questa signora, a parte la strrunezza dei gatti, pareva che fosse buona. La vedeva ogni mattiilla discendere dalle scale per andare in giardino e fa prime volte l'aveva guardata con diffi– denza. Quello scendere le scale lentamente, appoggiandosi ogni tanto alla ringhiera come se avesse sempre Ulllacerta stanchezza o languore nelle membra, quel guardare lontano quasi sospirando, che diavolo era ? Malata, 1110, ché .sapeva anche ridere e correre qualche volta illei viali, come se improvvisamente fosse d'ivootata una bambina, e bisognava vedere allora com'era agile e svelta! Ma la mattina discendeva sempre a quel modo, fermandosi ogni tanto e guardando l0111tano,come se dalla notte le fosse rimasto un pen– siero o u111 languore negli occhi, e lo :fissasse lontano. Non molto alta, anzi piuttosto piccola, portava quasi sempre vestiti scuri, e specialmente uno, di velluto, che la fasciava tutta e scopriva sotto Fapparente magrezza un che dli gioVÌllleancora e di fresco: se poi voltava gli occhi, altro che malata! Gli occhi erano freschi e guiz– ~anti, e neri sotto a tutto quel biondo è alla pelle bi~ca. BibliotecaGino Bianco I
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