Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
158 G. Doria napoletamo lo chiamava sinceramente Giambattista 11 ) : « Mi accorgo che Id<llio vuole ch'io mora senza vedere cotesto bellissimo cielo (di Napoli), e l'amico, perché gli altri napoletani che sono stati a Firenw, e ooi quali conversai, gli tengo per c01I1oscenti. )) Per le altre avventure, note e ignote, è da supporre che di Ra– nieri lavoraisse più la immaginazione che il resto : immaginaziooe malata di fantasmi erotici, di «amicizie amorose)), delle qua.li ul– time, e non di dorune soltanto, il suo carteggio offre car -atterist ici ese mpi. Nel 1839 egli, .sotto l'influenza del romanzo ili tipo sociale e soci ,alisteggiaro.te , ohe proodeva voga in Francia, aveva pubblicato la s ua famosa Ginevra, in cui narrava la storia di un'orfana della Annunziruta (la casa dei proietti a Napoli), per sua disgrazia bel– lina, e quindi vittima delle cupridigie di tutti i «vermi>) e i «rettili)), come allora cominciarono a chiamarsi, della società, non escluso iln prete di incredibile intraprendenza erotica. Nel romanzo del Rai– nieri dòmina il tono predicatorio a mettere in valore il fi111e mora– Hstico e umanitario, ma 1110111 manca vivezza di descrizioni, e quella di una casaccia di studenti a dozzi111a parrebbe derivaita dalla me– morabile pittura di una pensione che apre il Père Goriot. Se non che le scene di repugnante erotismo, nella Ginevra, 11101I1 I ascono dai modelli francesi che il Ranieri aveva sott'occhio, bensì dal suo intel'illo stesso, .spontaneamente, com.e UJI1 bisog1I10 imperioso di fis– sare sulla carta i fantasmi di una imma;gin0izione ardente di febbre malsana. Così si spiega facilmente com.e il Ranieri, esaurita la sua facoltà illlvootiva lllel romanzo giovanile, riversasse poi la piooa di tanti scomposti affetti, indifferentemente, sulla sorella Paoilina e sugli uccellini in gabbia. Era un bisogno ,di amare così acuto e spaJSmodicoche, pur idi espamdersi, non badava all'oggetto destinruto a riceverlo; ed era am.ehecosi cieco e i(Ilgenuo, cosi puerile nelle sue manifestazioni, da dar luogo a ,sospetti, certamente infondatissimi, sulla natura dei a-apporti fra i germani, che, fra altro, dormivaro.o nella medesima camera. Più che da quwlsiasi altro motivo, la notorietà e l' autorità del Ram.ieri nacquero dal ricordo di quella sua amicizia e comunaro.za con il Leopardi, quando la fama del poeta cominciò a g randeggiare sotto gli occhi dell'amico superstit~ (il quale morì a Napoli nel 1888, di 82 ·an111i). Ce n'erano due, a Napoli, di questi Eckermann ita– liami : oltre al Ranieri, il Flòrimo, che ispirava reverenza som.mà per esser stato ~'amico intimo e il biografo di Bellini. An che lui morì vecclùo, in mezzo ai ricordi del suo grande amico e alla vene– razione che glie ne veniva, sicohé può dirsi che dine a Napoli erano i «venerandi>). Bibliotecario presso il Conservatorio musicale di ) 1 ) Niccolini a Ranieri, da Firenze, 14 agosto 1845. Biblioteca Gino Bianco
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