Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
154 U. Ojetti ne può trovare rper Roma e Firenze: che esse sono i due occhi d'Italia e l'Appennino è l'arcata ciliare che li difende dai colpi improvvisi e mortali. Per parlare semplice, basta dire che rpiù su o più giù, da Bologna verso il settentrione e da Napoli verso il mez– zodì, il nucleo prettamente italiano, romano e toscano, del nostro genio s'allenta e si schiude così che giù ritrovi templi, statue, ri'. cordi e modi della Srpagna, dell'Asia, dell'Africa, della Grecia, e su incontri chiese, sculture, maniere e reliquie di francesi, germa- 111ide bisanti111i.Guarda il corso della breve e rapace inondazione gotica. Dalle cattedrali di Milano, di Vercelli, di Bologna, scendi al gotico di Firenze, largo e riposato e più orizzontale ormai che verticale, e giungi a Roma dove solo una chiesa si può dir gotica, Santa Maria sorpra Minerva, ma in essa gli archi acuti voltano già su colonne classiche. Il centro e il perno e l'esempio rèstò in ogni tempo Roma, dalla Lombardia che nel medioevo fu il nome di tutta la valle padana, fino alla Sicilia. Appena albeggia il Rinascimento, tra l'XI e XIII secolo, appena cioè una coscienza e una lingua italiane cominciano a farsi gagliarde e resistenti ai venti d'oltralpe, Roma è la luce che abbaglia tutti, su tutta la penisola: i seguaci del Papa romano; i difensori dei liberi Comuni che le chiedono esempio di saggezza nel far leggi e di energia nel combattere lo straniero; gli stessi ri– belli come Arnaldo da Brescia ; gli stessi imrperatori tedeschi che anelano d'essere incoronati in Roma. Federico primo il Barbarossa venera come santi Traia1110e Giustiniano. Suo nipote Federico se– condo, nato in Italia, non si nutre che di cultura romana, fa della 1'!uacorte siciliana un focolare di latinità, e a Capua nel suo castello sul Volturno fa ritrarre sé stesso e il suo Pier delle Vigne e rimma– gine stessa della città sui modelli roma111i così che quelle immagini sieno prese per antiche, perché l'arte classica come la cultura clas– sica, era per lui u111 modello morale anche prima che artistioo. Spiegare il valore universale del Rinascimento toscano'e italiano € come spiegare il calore e la luce del· sole : basta aprir le finestre e goderlL Il Seicento e il Settecento ora finalmnte aprpaiono agli spiriti illuminati come uno svolgiménto logico e fastoso dei principi e dei modelli classici posti dal Rinascimento. Prima la Francia che chiese a Roma i canoni della sua arte monarchica, poi l'Inghil– terra, la Germania, l'Austria, la S 1 pagna, l'America latina, tutto il mondo fu in quei secoli dominato dall'architettura romana. E .diciamo romana non solo perché rinata a Roma e irraggiata da Roma, ma perché il nostro Seicento volle in onor della Chiesa imi– tare e rialzare le architetture più maestose e più ricche della Roma imperiale. Si arrivò così al secolo decimonono critico individuali- t f . ' ' ~ a e con uso, rivoluzionario tra continui sosrpiri di nostalgia per l'ordine e la disciplina perduti. Ma la corrente romana continuò a Bibliotecé3 Gino Bianco
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