Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

134 A. Oaro, X. Non vi meravigliate se uno vi fa interrogazioni impertinenti, perché l'interrogazione viene da ignoranza. Poi colui che interroga scioccamente, ,parla all'improvviso per lo più. Onde l'interrogato dee, prima dli rispondere, pensarci bene, perché siccome l'interroga– zione ha !Per Madre l'Ignoranza, così la risposta deve aver per Ma,dre Ja Prudenza. XI. Per mio parere, n001 vi fidate in cose ardue del consi,glio di Uomini di bell' ingegno, ma si d'Uomini maturi e riposati: perché i belli ingegni !Per lo più sono inquieti, e ,perciò non possono aver consiglio sano, come l'hanno gli uomini modesti e gravi. Sappiate che le cose grandi, e specialmente gli Stati, si governano più con la riputazione e con la vigilanza che non si faccia cosa nuova, se non molto ben pensata, che con altri mezzi. ,Ma la vivacità del bel– l'ingegno suol produrre effetti tutti contrari, e spesse volte turba,r i buoni, perché è in se stesso inquieto. E tenete per cosa certa, che ove non è sodezza, non può anche esser prudenza. Perciò sono 1Più stimati i Veneziani che i Fiorentini, sebben questi sono di più vivace ingegno che i !Primi. XII. Gli Uomini leggeri fadlmente si lasciano levare in isperanze vane da Grandi, da' quali si sentono lodare. Ma i sodi considerano meglio ; cioè quando queste lodi vengono da uomini pari ed infe– riori, o da persone che non possono giovare, non si debbono stimar più d'liln suono che diletta all'orecchio, né giova ad altro. Ma se la lode vien dal Padrone, o da chi può giovare e ingrandire e non lo fa, tenetevela per burla, e dite che la carne della lodola è ben dolce, ma se è data da chi può dare i fagiani e non gF dà, non fa nutrimento buono; ma !Più tosto è burla e complimento che altra cosa. XIII 1 ). Mi pare che (illegibile) in molte si sia perduto il vero vocabolo di esse, perché sento lodar uno per Uomo dabbene che n"on ha altro se non ch'è dappoco. E però bisogna far differenza da un Uomo dabbene e Virtuoso e da uno che non è attivo : perché il Virtuoso è buono e opera bene, e l'altro non fa male, perché è dwppoco, e 1 ) Ofr. la terza lettera di SENECA, tradotta dal CARO. BibliotecaGino Bianco

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