Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

F. SALATA, Per la storia diplomatica della questione ,·omana 237 sal~a. di ~io IX e delle agi~azion~ per l'abolizione della legge delle gua,. re~tlgie, _m:o~se,ali?' protezione di Francesco Giuseppe e gli chiese ospi– tahtà ne.I suoI Stati, nel caso che fosse stato costretto a lasciare Roma. L'impe~atore _d'Austria, c~e non desiderava troppo l'illustre pellegrino, cerco ù1 rassicurarlo e ~issuaderlo; e, insistendo egli, credette oppor– tu_no_mand_ar~ a Roma Il barone Hiibner, che compì abilmente la sua miss10ne di dissuasore. Ma quante preziose rivelazioni ven(J'ono dai do– cumen~i di questa miss.ione! Leone XIII si professa s;hiettamente austrotilo ed è fermamente convinto « d'essere destinato a strumento d~lla restaurazione del potere temporale del Papato.» Non può più vivere a Roma e vorrebbe stabilirsi a Trento, sicuro di trovarci la pace. ~fa ~l ~al_noki ra~redd_a i s~oi entusiasmi. Il Pontefice <e si fa grandi 1llus10m cnca la s1tuaz1one m cui si troverebbe il Papa e il Papato in esilio, ~n un freddo paese alpino, fra stranieri ed in condizioni del . tutto diverse dalle attuali. Ce-.sserebbe bensì la personale clausura· ma io dubito che la libertà e la indipendenza del Capo supremo della Chiesa sarebbe meno costretta dalle leggi del nostro paese e più dal riguardo che il Papa dovrebbe avere per il sovrano che gli darebbe asilo, che in Roma, dove la legge delle guarentigie, se anche in se stessa cattiva, gli riconosce una situazione giuridica, e dove, malgrado tutto, egli è pa,. drone in casa sua. » Per allora il'.proposito della partenza svanì, ma rinacque due volte sotto il governo di Crispi, dopo il vano tentativo conciliatorista del 1887, del quale fu innocente capro espiatorio il Tosti. Fu questo il periodo più agitato dei rapporti tra l'Italia e il Vaticano. Erano a fronte due tem– peramenti intolleranti e ostinati. Alle proteste dell'uno seguivano le reazioni dell'altro, complicate da dimostrazioni anticlericali, che cul– minarono nel monumento a Giordano Bruno. Questo era un gettare olio sul fuoco da ambo le parti e l'Austria si trovò di nuovo a porsi come paciere tra i due avversari. L'Hii.bner fu mandato una seconda volta a Roma e dai suoi rapporti si trae la convinzione che Leone XIII, di natura impressionabilissima temesse un'aggressione, che il governo italiano non avrebbe potuto o voluto impedire. E perciò propose al– l'Hiibner una convenzione internazionale per garantire la sicurezza della persona del Papa e quella del Palazzo vaticano. Ma poiché non era concepibile che il governo italiano lasciasse occupare da truppe straniere la città leonina il Papa si contentò che, in caso di per.icolo, fossero piantate sulle ~ura vaticane le bandiere degli Stati protettori. Fu facile allo Hiibner rispondere: « Credete voi che delle bande armate (\ dei malintenzionati assedianti il Palazzo pontificio, si arresterebbero dinanzi allo sventolar di alcune bandiere ? » Ma O'iànon era più soltanto timore di aggressione di bande armate. Leone XIII in una lettera del 6 agosto 1888 all'imperatore d'Austria, prevedeva giorni di lutto e di terrore p~r l'Italia, dove_ tutto minac– c~ava, rovina tra una « larva di monarchia» senza autorità, un Parla,. mento ·strum.'ento del radicalismo, IDl governo di uomini funesti e anti– cristiani. Non è da dire se con questa idea fissa nella mente, Leone XIII coltivasse anche più degli' anni precedenti il propos~to di andarsene da Roma. Questa volta l'asilo papale doveva essere Salisburgo. « quel caro

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