Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
F. SALATA, Per la storia diplomatica della questione romana 235 docu_ment~ or~ginali all:i, mano. » Quale è la verità ? E, ad ogni modo, q~ali fatti o mfluenze mteressa~ contribuirono ad un rifiuto pregiudi– ziale? <:cco1:rere~he - osserva 11 Salata - « un esame critico, quasi in eontradittor10? d1 amb~due le .~arti in causa», ma una delle parti è muta. Lo storico può ~10care di ipotesi, le quali non giovano alla Sa.nta Seùe, perché fanno dipendere da cause non tutte a lei benevole un contlitto durato quasi settanta anni. Del pro~etto d~ c?nvenzione formulato da Cavour si è già molto pa.rlato. Il ~alata ms1ste sul carattere concordatario di esso sebbene si sappia che il Cavour era, per principio, contrario ai concordati. Per– ché la questione potesse essere studiata spassionatamente al di fuori di presupposti opportunistici, che non si confanno giudicando un'anima di grande rettitudine come quella di Cavour, bi~ognerebbe addentrarsi in un esame della inte.rpretazione che Io stesso Cavour intese dare alla formula « Libera Chiesa in libero Stato». Al Lambruschini che gli par– lava di « libertà con separazione, libertà di chi non può stare insieme », egli rispondeva: « oggi libertà di separazione, domani libertà di con– cordia». Certo è che il Ca-vour, temperamento essenzialmente politico, vedeva il problema religioso come problema politico e doveva ammet– tere dei punti di contatto tra le due potestà; diverso in ciò dal suo suc– cessore, il Ricasoli, temperamento essenzialmente religioso, che la me– desima formula intese sempre in senso nettamente separatista, fino a ripudia,rla. Nel 1865 scriveva a Celestino Bianchi: « Non parliamo più di libera Chiesa in libero Stato, ma di separazione della Chiesa dallo Stato. » E la ragione principale, sotto l'aspetto pratico, era questa: che egli, convinto della necessità di una riforma religiosa, non voleva legare lo Stato alla, Chiesa, impegnandolo a mantenerne l'attuale costi– tuzione. Ma questo non era più un problema politico, e si comprende perché Cavour dovesse seguire una strada alquanto diversa. Fallito il tentativo dei primi negoziatori, Pantaleoni e Passaglia, ce ne fu un altro del P. Tosti nello stesso anno 1861: il primo dei tre a cui si prestò il dotto e italianissimo benedettino, e il più importante, sebbene meno noto, in quanto, a differenza degli altri due del 1868 e del 1887, pur contenendo delle riserve sui diritti della Santa Sede, po– neva come condizione il possesso pieno ed illimitato di Roma. Con i suc– cessivi egli, certo perché disingannato dalla prova già fatta, s'induceva a dei passi indietro riaccostandosi al programma neoguelfo. Del ten– tativo del 1S61 il S~lata pubblica un interessante carteggio con lettere del Tosti del Nigra dell'abate di Montecassino, del Cavour. La, p~rte centraÌe e veramente appetitosa del libro del Salata con– cerne la questione romana in relazione alla triplice alleanza e durante i due ministeri Crispi. Fino agli anni c~e prece?ettero. imme?i:ttam~~~ la guerra, era rimasto fermo n~l pensiero dei nostri nom1_m po~itlc1 l'equivoco che il trattato della triplice alleanza avesse garentito all lta-– lia il possesso dei territori pontifici e impli~itamente qur~lo della sua capitale. Era una pura illusione. L_a garenz 1 1a fu ~ensl chiesta, 1:11-a fu ostinatamente negata dalla Germama e dall Austna. I documenti pub– blicati· dal Salata sui laboriosi neaoziati offrirebbero materia a lunghe '? l'I li considerazioni. Austria e Germama avrebbero voluto che ta a cer- iblioteca Gino Bianco
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