Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
V. MISTRUZZI, L'Intelligenza 233 :B'inora, i testi migliori in cui si potesse leggere l'Intelligenza erano· ~ue~i c1;1rati da Domenico Carbone e da Raffaello Piccoli ; ma quello formtoc1 oggi dal Mistruzzi li supera d'assai, anche perché il nuovo edi– tore ha potuto « mettere a profitto i risultati degli studi particolari» e delle ricerche più recenti. Ed ha anche corredato il poemetto di note uti– lissime a chi non sia pratico della letteratura delle fonti, nonché di un glossario in cui può notarsi qualche nèo o qualche lacuna ma che sarà . h ' necessario anc e a quegli studiosi che non siano specialisti nella ma- teria. Non dico che dopo quelle quinflici strofe di introduzione l'Intel– ligenza offra più una piacevole lettura. Siamo entrati in un bel paese di a.eque correnti e di fontane, in un verziere all'ombra di un pino, tra. grande cantar d'augelli e fresca aria di tramontana e odore di fior gelsomino; abbiamo udito e veduto musiche soavi e danze leggiadre di donzelle e di amatori, e, fra questi, ci è apparsa la donna sovrumana di « oltremirabile bieltate », dalla « bocca piccioletta ed aulirosa » dalla « gola fresca e bianca più che rosa» : ' Levasi a lo mattin la donna mia, ch'è vie più chiara che l'alba del giorno, e vestesi di seta catuia .... Ed ha una corona d'oro con sessanta pietre preziose. Ahimè! io sarei quasi tentato di credere che quel che segue è opera di un altro e diverso poeta. Siamo usciti dal verziere luminoso, e cammineremo d'ora in poi - tranne qualche breve oasi in fondo - in luoghi aridi con qualche raro e basso arbusto. Ma qui entra in campo la queRtione delle fonti. Il Mistruzzi l'ha trattata a fondo, ed ha raggiunto risultati notevoli e in gran parte definitivi. Della enumerazione delle virtù magiche delle sessanta pietre, cioè del lapidario in quarantatré strofe, la fonte risale certamente a un volgarizzamento che Zucchero Bencivenni fece di un antico lapidario at– tribuito ad Evace. La descrizione del palazzo in cui abita la mirabile Donna, deriva da una « fantasia orientale, la cui origine risale al sec. III » ; e i fatti di Cesare che vi sono istoriati, vengono chiaramente da una redazione nostrana dei Fatt-i di Cesare; mentre quelli di Ales– sandro Magno hanno la loro origine nella Historia de preliis del prete napoletano Leone, della fine del sec. X; e i fatti di Troia derivano indi– rettamente dal Roman de Troie di Benedetto di ,Sainte Maure, e, in parte, anche dalla redazione in prosa volgare della Guerra di Troia di Guido dalle Colonne. Poi, dopo tutto questo lavoro di compilazione e di adattamento in versi, ecco ricomparire in ultimo il poeta dell'esordio luminoso e armonioso, con le due strofe della Tavola Rotonda, che forse sono originali, e con le altre in cui, sia pure dietro il freddo cristallo della allegoria, torna la, bella donna nella veste della Intelligenza. C'è un certo entusiasmo: Volete voi di mia donna contezza più propriamente eh' i' non v'ho parlato ? Sovra le stelle passa la su' altezza .... ·btiotecaGino Bianco
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