Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
Gtulio Salvadori e la conversione del Manzoni 231 Considerando egli la lirica come uno sfogo dell'anima e non un contemporaneo lavoro intellettuale, si affidava per lo più al primo getto. Elaborarla e limarla - in ciò infedele al Manzoni - egli pareva rite– nerlo cosa contraria al dovere di semplicità cristiana. E quando gli era uscita oscura, avvezzo com'era a far luce, talvolta perfino arbitraria, nelle oscurità altrui, non si persuadeva del difetto in cui era caduto. In ciò gli era di danno colei che in tutto il resto fu la sua provvida com– pagna, spesso la guida, sempre la confidente e, a confessione sua, la seconda madre, ossia Giuseppina sua sorella. Creatura di mirabili virtù e di mente elettissima si era talmente immedesimata con lui, da capirlo a volo; da capirlo troppo, perché lo illudeva d'esser dunque riuscito facilmente comprensibile anche agli altri. E quanto alla trascuratezza, egli aveva finito per credere anche que– sta una forma di semplicità, che schivando le raffinatezze letterarie lo mettesse umilmente al livello del piccolo popolo, al quale dedicò sem– pre non solo quella carità, che lo faceva povero in effetto come lo era in ispirito, ma quella dell'educarlo e dell'elevarlo. Invano qualche amico gli ricordava che il suo evangelico precetto : piega o mortale al peso uman le spalle giù tra i fratelli a migliorarti intento e del Mistero avrai l'alta parola; gli ricordava, dico, che questo precetto era buono per gli atti pratici; che nessun cristiano, nemmeno di genio, doveva in essi esimersi dal farsi tra i fratelli « piccino coi piccini», ma che non valeva per l'ingegno poetico. Il quale nasce complesso o semplice, ma quale nasce deve ri– manere, se vuol dare il vero frutto proprio. Invano; egli, nato con tale complessità e quindi inetto a diventar popolare, non ottenne dal forzar la sua indole se non di rimanere ugualmente incomprensibile al popolo e intanto fallire spesso all'arte sua. Il Manzoni, che si accostò ai pic– cini nel racconto, si guardò bene dal farlo negli Inni, nelle Odi, nei Cori. ,Si ripubblichino per intero le sue prose, cercando anche quelle di– venute rare, come ne ha dato u_nbel saggio l'ottimo volume testé pub– blicato su di lui dallo Stwliurn. Ma- delle poesie si faccia un'antologia che le riproduca sia pure per frammenti: quelli che gli riuscirono stu– pendi e che trattando i soggetti più grandi della religione, della ci– viltà, della patria, della natura armonizzano poi mirabilmente colle soa,vità degli affetti domestici, colla gioia delle piccole vite « su cui i;;plendono il canto ed il vol ». L'unità di questi frammenti sia resa vi– sibile da, quei brani della sua stessa prosa con cui egli volle talvolta illustrare le liriche, o che si adattano comunque a. tale illustrazione. E si faccia cosi la ricostruzione, e l'integrazione, della sua vera arte poetica. E quando tutte queste ripubblicazioni prendano maggior lume dalla storia della sacra sua vita, alla quale già molti scrittori hanno dato ri– cordi e rivelazioni e il Bondioli e la Giacomelli un bel volume ciascuno, ci persuaderemo che in questi ultimi quarant'anni Giulio Salvadori fu la voce più alta, più pura e, aggiungiamo, più cara, delle lettere cri– stiane in Italia. FILIPPO CRISPOLTI. ìblìotecaGino Bianco
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