Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
230 F. Orispolti nuti o alla fede o alla pratica per opera d'un maestro giansenista, in mezzo al cenacolo. giansenistico di Parigi; condotti a maggior perfe– zione da un maestro successivo, il Tosi, non esente nemmen lui da una piega giansenistica, abbiano serbato in sé cosi scarse tracce di tali influenze, che anche in quest'ora, in cui sul giansenismo francese e ita.– liano nei rapporti coi Manzoni si fanno tante dotte indagini e scoperte, queste tracce bisogna cercarle col lumicino e quando si crede d'averne trovata alcuna, forse in qualche atteggiamento poJitico e non dottrinale d'Alessandro, bisogna convenire che nella vita nuova dei tre e negli scritti di lui non vi è nessun contrasto alla piena ortodossia cattolica. Il Salva.dori ha intuito che l'origine di questa provvidenziale e sin– golare immunità stette nell'essensi dovuta la conversione dei tre al– l'amore, che rettamente nutrito fra essi, fece a tutti cercare la pienezza del proprio adempimento nella concordia dello spirito; fece ad Alessan– dro ed a Giulia cercarlo nell'acquetamento dei loro rimorsi; si rivolse dunque a Dio ed alla Vergine come a supremi dispensatori di miseri– cordia e di perdono, come a coloro che domandano il culto dell'ilare fiducia, non quell'adorazione paurosa e desolante ch'è l'essenza del gian– senismo. Anzi egli è riuscito a far toccare con mano che i Manzoni col loro esempio, colle loro predisposizioni poterono tanto sul Dègola stesso, da renderlo verso di loro assai meno rigido, assai più genuinamente cat– tolico quindi, che non fosse stato colla Geymiiller. E dove trovare fuori delle quasi centottanta pagine di questo libro dedicate alla, posizione assunta verso la Chiesa dal Dègola, dal Gregoire, dai loro confratelli un più preciso, profondo, definitivo esame delle loro convergenze e, divergenze; esame ohbiettivo, che, anche quando giudica severamente tali rappresentanti del giansenismo si ferma sul limitare della loro coscienza senza attribuirsi mai. l'ufficio del Giudice divino di guardare alla loro consapevolezza e alla loro responsabilità ? Anzi la conclusione del Momigliano si può estendere a tutta l'opera biografico-critica del Salvadori. Anche quando nell'interpretare i sin– goli atti e pensieri e parole di coloro che egli scruta va più in là di quanto questi siano andati e vi mette quindi troppo del suo; anche quando ci giova non colle sue scoperte ma colle sue ricerche, chi meglio di lui, nella Gio-vinezza di Dante, ci può avvezzare a legger finalmente la Divina Cornmedia., come un libro di confessioni? Chi ci aiuta più di lui a penetrare, esaltare, rivivere San Francesco ? Chi ci ha dato un Tom– maseo, sociologo, patriota, educatore più grande e più efficace del suo ? E quale prosa! Limpida, nutrita, scorrevole. Ricordo che Antonio Fogazzaro la preferiva a quella di tutti gli scrittori italiani del suo tempo. E non visse abbastanza da assistere al progressivo perfeziona.– mento di essa; da poter leggere i. Ricordi di San Francesco e questo libro postumo, in cui le pagine accennate sopra Eustacchio Dègola e le. trentuna note sopra l' Ewhortation di lui sono il capolavoro del pro– satore nostro. La ste.<isalevatura dei temi trattati in prosa, la quale doveva ren– derli inaccessibili ai lettori incolti, la salvò da due pregiudizi che noc– quero alla sua lirica, nella quale i voli incomparabili restano intramez– zati da oscurità e da trascuratezze gravi. Biblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy