Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929
Giulio Salvadori e la conversione del Manzoni 229 fece volge re la maggior parte ùei suoi studi, che furono biografico-critici, alla cri.si del passaggio dall'errore alla verità, o che ci fosse stata real– me nte com e nei Manzoni, nel Guin.izelli, in Dante, in San Francesco, nef '.l'ommaseo, o che fosse stata sperata invano, come nell' Amiel, nel Nievo, nel Carducci, o ne avesse egli immaginato i segni come in D'Annunzio del G-iovanni Episcopo e nella giovane poetessa a cui si rivolse colla nota poesia : Fanciulla chi tu sia non io domando né chi son lo tl dico. ~ a tutti gli studi, anche voluminosi, su tali crisi o riuscit.e a bene, o senza frutto, o fantasticate, egli dette il carattere della crisi sua,· ossia di tempesta. Gli asseconùò questa tendenza non solo il ritenere che le parole sfuggite ad ogni anima siano sempre dette sul serio, quasi che anche le labbra di maggior conto non ne lascino talvolta correre alcune per ret– torie~, per convenzionalità o per ozio; gliela assecondò anche l'incli– nazione a trarre a tal punto la, loro significazione ulteriore a quelle parole da interpretarle sovente come un grido disperato d'aiuto nelle te– nebre. Appena ebbe letto le liriche di quella giovane poetessa, e scrit– tomene il 23 luglio 1890 « cbaglierò, ma a me pare che ci sia sotto non volgare, (seppure) è quel che è» ciò gli ba.stò per dire: Ohi sei tu ? SE'lla donna dell'arsura la donna al cor ferita. Senza riposo vai. Di eura ln cura che cerchi tu ? La vita, Cerchi la vita pura, ardente, intensa sì che ti schianti il core. O tutto o nulla vuoi : l'Pbrezza immensa o ll fondo del dolore. Quindi, i giudizi di lui sopra tali anime, frequent.emente non sicuri e tali da fornire ai lettori più elementi per conoscere lui, che per cono– scere gli autori giudicati da lui. Anche il libro postumo nel quale un tal· sistema è condotto, come dissi, all'estremo, c'insegna, assai meglio quel che fu il Salvadori di quel che non sia stato Alessandro Manzoni. E tuttavia ba ragione Attilio Momigliano che nel chiudere la bella. recensione di esso nel Corriere della Sera dice: « La propria esperienza. di cattolico e di uomo di tempi tra.viati hanno generato questo libro, ardito in certe ricostruzioni, discutibile in certe conclusioni, ma docu– mento insigne di perizia critica, di dottrina storica, letteraria e reli– giosa, di sapienza umana.» Quell'attenzione portata dal Salvadori sulle inquietudini delle anime, sia pur conducendolo ad esagerazioni sul loro stato, quella scienza della religione che nessun letterato laico d'Italia ha posseduto al grado suo dopo il Manzoni, quella sapienza della reli– gione, che alimentata e rive-lata dall'esercizio di tutta la sua vita, gli hanno fra l'altro in questo libro fatto comprendere, come nessuno aveva meglio· compreso, la ragione per cui Alessandro, Giulia, Enrichetta, ve-
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