Pègaso - anno I - n. 8 - agosto 1929

226 F. Grispolti •Senonché anche qui la sua tendenza già mostrata sia nell'illustrare la frase del Dègola sia nel ritenere «smarrimento>> morale d'Enrichetta quello ch'era stato da molti narrato come smarrimento di lei in mezzo alla calca del popolo, - e gli esempi si potrebbero moltiplicare - ten– denza a schivare il significato ovvio di parole altrui e di recarle a si– gnificati ulteriori e reconditi, si fa palese anche in qu'ei versi suoi. La frase della prima strofa: « peregrina dal mondo >>egli ha creduto sen– tirsela suggerire dal Tommaseo, il quale chiamò bensì « peregrina>> Enrichetta, ma intendendo senza dubbio di dire soltanto che era per– sona «rara>>. E il ,Salvadori traduce: « Il Tommaseo, uomo d'espe– rienza veggente, scolpi la sua indole in una parola peregrina, cioè pe– regrina nel mondo, al quale era straniera; peregrina dalla Patria del– l'anima dalla quale si sentiva in esilio, verso la quale sentiva l'ansia del ritorno per sempre. >> Nell'altra strofa, quelle parole « perché ci amava!>> che sono ve– ramente del Manzoni ma isolate, egli le ha usate come ragione del sacri– tizio della vita attribuito ad Enrichetta,, m~ntre il loro senso naturale è dato da confidenze fatte dal Manzoni a Luisa Colet, nelle' quali, rac– contandole la morrte già antica d'Enrichetta, egli dice soltanto che la rassegnazione di lei a morire non era senza dolore, nonostante il di– stacco dalle cose terrene, « perché ci amava.>> E come può il Salvadori dire che il malore fisico d'Alessandro non solo derivava dal morale, ma lo portasse« all'a,bbattimento profondo, alla tacita ribellione, alla tentazione di bestemmia>>? Come lo può quando la lettera. del 25 marzo 1816 al Fauriel, della quale si fa forte per la descrizione autentica dei fenomeni morbosi, non solo tace d'ogni origine morale - e ciò si può comprendere - ma sembra anzi escludere ogni ri– percussione sul morale, perché mostra che il suo gran terrore in quègli eccessi è di svenire o cadere se non sia prontamente soccorso ? D'altra parte nello stesso anno, il 30 ottobre, Enrichetta confermando questi fe– nomeni in una lettera a Carlotta De Blasco : « vous pouvez bien vous imaginer la peine que nous doit causer son état, mais il est le plus sou– vent si gai, si aimable et de si bonne mine, que chaque fois que nous l'en– tendons s'accuser de malaises, cela nous parait plus extraordinaire. >> ,Senonché ci si domanderà come mai il ,Salvadori così alieno dal voler stupire la gente, cosi coscienzioso nell'illuminarla, poté dare un tono tanto violento a ciò che era avvenuto nell'animo del Manzoni? La risposta, se non è arbitraria anch'essa, mi pare ,stia in ciò che egli involontariamente trasportò in essi i caratteri della conver~ione pro– pria, di quella che fu in lui il punto centrale della vita, non meno ed anzi più che in Alessandro, poiché convertito che egli fu non ebb~ né un'ora, né un atto, né un pensiero, che oltre al perenne spirito cristiano del Manzoni in ogni tema, non aggiungesse in lato senso la scelta esclu– siva ed espressamente apologetica e direi apostolica di temi sacri. Il Salvadori, educato, ben diversamente dal Manzoni, in unn, fami– glia t utta esemplare, ebbe in gioventù, quando collaborava nella Cro– na.ca Bizantina, un tempo in cui, secondo le sue parole nella prefazione. de l C an:wniere Civile, « non solo contraddisse alla dottrina cattolica. BibliotecaGino Bianco

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