Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

52 C. Tumiati L'EPIDEMIA. Dopo la visita mi dicono: - Il direttore l'attende in ufficio. Ci siamo, penso. Il vaiolo è piombato come una folgore sul manicomio. Tra ma– lati e custodi, circa duemila persone sono minacciate dal flagello., Il collega vuole essere disinvolto, vuol darmi la sensazione che il nuov;o compito è nulla più dei compiti ordinari. Saggezza diret– toriale, furberia e delicatezza. Batte il tagliarcarte sul palmo di una mano, sorride. - Lei sa .... - Purtroppo ! - Ca1pirà.... lei è il più giovane ed è scapolo .... - Naturale ... . - Bisogna organizzare subito l'ultimo padiglione isolato. Fra un'ora dev'essere chiuso. Finché tutto non sarà assolutMnente finito, né lei né il personale debbono sortire. · - Si capisce. - :Auguri! - Grazie. Il dialogo non è terminato che si bussa alla porta e il volto ipallido d'un ispettore s'affaccia. ' - Il Cellini è cascato in terra e vomita sangue ! Corro nella stanzetta dell'infermiere colpito. Mezz'ora di lotta. E poi muore, gonfio e nero come una botte. Vaiolo emorragico. Stiamo freschi. Nel padiglione isolato fioccano giù in tre giorni tutti i col!I)iti. E nessuno d'essi comprende dove lo si porti. Qualcuno guarda il vicino e lo crede forse masèherato, con quelle bende che lasciano 3Jperti soltanto gli occhi. Alle finestre abbiamo messo delle tende rosse : sembra che la cicatrice risulterà meno deformante. Cosmèsi, anche qui. Lungo la bassa corsia i corpi seminudi abbruciano nel male e nella luce. Taluno s'aggira in delirio per quell'aria di fuoco e pare una figura d'incubo. Ardono, si spengono come torce rosse d'un funerale tragico. E s'ignorano. Non tutti. ~Di •sopra, im. una stanzetta, c'è una Su~ra che lotta con la morte. È la •Suora di lavanderia che s'è i111fettatacoi pan111i. È immobile, ha le mani giunte sul rosario e non parla. Quando le ho coperto il volto con la maschera ha pensato : ad'esso è fatta. Mi mettono nella cassa. ' Ma non ha fiatato. Genovese: razza dura. BibliotecaGino Bianco

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