Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

26 C. Alvaro ulil essere come noi, che ha la bocca e le mani, e iint3Jilto è del tut.to diverso. Ci sono le donne che IIloi nolil avremo mai, quelle c he ap– partengono a un'altra razza, pare. Quelle alte, per me sono uin mi– stero. Esse lo s3Jilno che io sono d'ulil'altra razza e non mi guar– dano neppure. ,Se io ne conoscessi UIIladi queste mi sembrerebbe di entrare in un altro ,molildo.Quelle alte hanno le gambe che IIlOn :fini– scooo mai e sooo lunghe come sospiri. Sembrano malate di verti– gine. Parlo sul serio. Perché ridete? P.oi ci sono quelle con cui ci s'intende subito, e vediamo che ce l e porta no via da tutte le parti, e se le portano via i treni e i tranvai sotto i nostri occhi, e noi vorremmo correr dietro a loro come ragazzi che chiedono l'elemo– sina. Certe volte basta IIliente per entrare nel la loro confidenza, e ci (:lentiamo quasi parenti. Quando un uomo dli.ce una frase UIIl po' forte, che le allontana e le fa più piccole, si u miliano e dtiventano sottomesse. Allora mi piacciono e allora vorrei carezzarle. Da prin– cipio con le donne si fa a chi è più forte, e UIIla donna. IIlOIIl si fida se non sente che siamo noi i :piµ forti. Le donne solilo sempre infelici, credo, perché manca sempre a loro qualche cosa. In questi giorni, quamdo cominciò la primavera., talilte d'olillilecaimminavano per le strade della città come stordite. Credo che bastasse pass3J{e il braccio sotto il braccio delle ragazze per portarsele vi,a. Era sci- rocco, e tutti parevano impazziti. · Discorsi come questi, se non proprio cosi, facevano nell'om– bra della sera gli amici, e il prete rideva di tratto in tratto e scrollava la testa. Il Ferro interruppe : - Ohe discorsi stupidi! Comincia a far freddo e bisognerebbe muoversi. Noialtri IIlOIIl ab– biamo denari, e ci pen,serà moosignore. Per questa sera .... - Il prete che se ne stava pensieroso da una parte con le mani distese sulle ginocchia, disse vagamente di si. Si scosse 3.IIlchelui qurundo gli altri si mossero, e dli riuovo le 1strade li presero nef loro andiri– vieni. .Si er3Jilo accesi i lumi e la sera vi contrastava debolmente. La notte poi, fra il cumulo delle case e degli uomini, nacque come dovesse esser perpetua. Non si erruno accorti d'essere male ilil arnese per il luogo in cui entravano, i tre compagni, col fazzoletto colorato intorno al collo ; sebbene la presenza del prete, con la croce un rpoco storta sul pètto, desse alla comitiva un'aria di fedeli parrocchiani scortati dal par– roco. Essi entrarolilo risolutamente, e soltanto qu3.1Ildofurono nel mezzo della sala si accorsero di avere sbagliato luogo, dalle luci i~petuose che lo illuminavano, tra cui distinsero, come in UIIlpul– viscolo, alcune d'onne sedute in abiti da sera accanto ai lor-o uomini seri e neri. Pres-ero posto subito a una tavola presso la porta un poco abbagliati sotto gli sguardi dei rp,iùvicini che si scambia;ano occhiate vaghe e interro!!"ative. Con un'aria esio-ente ulil uomo sbar- ~ o ' bato accuratamente e l'abito a coda, si presentò al lor0 tavok>, e • BibliotecaGino Bianco

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