Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

Ritratto di Carneade 7 Può essere più o meno esaminata a fondo [legli elementi che la costi– tuiscmo; sarà àncora più o meno grande il grado di probabilità. Ecco che Carneade [lOn è costretto all'inazio[le; ha anche lui il· modo di regolarsi nella vita. Spesso in pratica basterà ricorrere alle rappresentazioni probabili pe!l' 1I10:n ingannarsi; se la cosa è di· · maggiore importanza, rioorreremo a quelle più probabili, a quelle legate in catena, meno oontradette o non contradette del tutto 1 a quelle che abbiamo esamilil'ato più a fondo nelle parti costitutive. Là teoria di 'Carneade è dunque la teoria del probabilismo. Car– neade, ·che nega la verità obiettiva, ammette che ci possano essere delle opililiooi non contradette, e persino opinioni che egli chiama assolutamente inconfutabili. Ma in questi casi non si cootradice, intende soltanto dtre che risultano inconfutabili da ulll punto di · vista puramente logico, inattaccaibile dall'arma della dialettica. Oon Carneade, siamo ai c,onfini dello scetticismo, ma non siamo nello sootticismo. Quello che dice Sesto Empirioo che i dommatici affer– mano la verità, gli accademici affermano che non si possa mai tro– vare, e ililvece lo scettioo non nega, non afferma, ma sempre so– spende il suo giudizio; ,quest?, distinziom.e mi pare che basti a diffe– renziarli. Ma nella storia dell'attività di Carneade c'è un capitolo che co– nosciamo um. po' meglio, ed è quello pel quale la sua ililfl.uenza si estesé a un tratto fuori del mondo greco. Il mondo g.reco era saturo dli. :filosofia. C'era un altro mondo che s'estendeva e già giganteg– giava vicililo e n'era ancora quasi digiuno: Carneade doveva agi– tare per il primo lo spirito dei Romani che, per un istililto naturalè ad uomilili tutti immersi nella politica e nelle armi, si mostrava restio a,d ogni importazione di idee. · Ecco com-eandò che Carneadè ,fu a Roma. Atem.e, molto rovililata, aveva saccheggiata ililgiustamente e a tradimento la città di Oropo ilil Beozia, sua amica e alleata. Ne nacque naturalmente una giusta guerra. Eletti degli arbitri, che condannarono Atene a 500 talenti di ammenda, circa tre milioni di lire, gli Ateniesi non poten(jo pagare decisero di mandare U!IIl'ambasceria al Senato Romano per– ché facesse da mediatore. Furono eletti ambasciatori i tre capi delle ·.tre principali scuole :filosofiche. Poiché non .bisogna dimenticare che questi :filosofi scolarchti erano anche gr3,[ldi oratori. Non si sapeva allora concep,ire un :filosofo che non fosse in grado di pre– sentarsi in persona dav3,[lti a seguaci e ad avversari a difendere e spiegare a viva voce la sua dottrina. La vittoria dipendeva spesso dall'eloquenza, e la fama di Carneade fu gr3,[lde 3,1I1Che perché, se non tutti potevano apprezzare l'acutezza delle sue analisi, tutti erano egualmente traiscinati dalla sua eloquenza veramente irre– sistibile. È un torrente in piena che trascina tutto quanto ~ncontra, BibliotecaGino Bianco

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