Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
G. FERRARI, Gli scrittori politici italiani 115 ------------ dimenticate per più di mezzo secolo, si l'istampano · ma non certo come egli immaginava, perché i dieci capaci di compren'derlo si siano 'molti– plicati per mille. Se così fosse, un po' della sua fortuna toccherebbe anche al Cattaneo che, educato alla stessa· scuola del Romagnosi e anch'egli federali.sta repubblicano, tanto gli sovrasta per solidità di pensiero espresso con limpidezza cri,stallina. Il calore verbale dell'unò la vince sulla freddezza meditata dell'altro. Gli scrittori politici italiani sono un corso di lezioni che il Ferrari tenne·all'Un,iversità di Torino nel 1862 per invito del ministro Pasquale ·Stanislao Mancini. L'argomento si poteva considerare nuovo, ma non _per l'autore, che vi si era venuto preparando ifìn da quando attendeva a .scrivere le Rilvoluzion-i d'Italia. Le due operè erano frutti di una stessa ri:flessiòne e conchiudevano ad uno stesso modo. La Francia erede e continuatrice dell'ItaJ.ia nella tradizione rivoluzionaria e nel pensiero politico. Quando l'una infiacchisce e sembra assopirsi sfinita sulla_ lunga fatica, l'altra le sottentra per proseguirne la missione. Era insomma la premessa storica posta a giustificazione della tesi che ·l'av– venire dell'Italia fosse necessariamente vincolato all'azione e al pen– siero francesi. Ma il corso sugli scrittori politici aveva di più e di meglio questo : che, oltre a servire di baJSead una teoria, metteva in luce una corrente di pensievo italiano trascurata e quasi dimenticata. Le centinaia di scrittori nostri, schierati come una falange compatta di fronte .ai radi manipoli di scrittori stranieri, avevano finalmente l'onore d'esser passati in rassegna. La letteratura politica era stato un privilegio della, nazione italiana appunto nei secoli di maggiore avvilimento. L'Italia, tenuta schiava, non potendo reagire con la forza delle armi, si era vendicata con la penna; ma il Risorgimento poco , si era curato di questi combattenti della vigilia che, nelle ore torpide della nostra storia, avevano battagliato sui regni e le repubbliche, sulle forme migliori di governo, sulle future sorti dell'Italia e si erano · innalzati a consiglieri di monarchi, ora con lungiveggem,a di statisti, ora con mutria di pedagoghi, ora con beffarda ironia di ciurmadori. Soltanto pochi, quelli di cui il nome già correva per il mondo a titolo d'infamia o di lode, erano conosciuti. Il Ferrari di quanti poté dissep– pellì le opere, ne scosse la polvere e le presentò : questo è il suo merito. . Ad un uomo come lui, avvezzo a piegare i fatti a tesi prestabilite, non è lecito chiedere che, giudicando le idee altrui, si rassegni ad una posizione di indifferenza. Già quale è lo scrittore d'ingegno, che ne sia capace? Perciò tutta l'opera risente, nel giudizio critico, della sua educazione intellettuale e della sua passione politica. Egli può bensì dirci fino dalla prima lezione, che parlerà « della scienza che non va~a, che ~onsidera le eterne condizioni della no.stra natura, e nostro prrmo dovere sarà di rompere i lacci che ci vincolano alle circostanze tra le quali viviamo, d'involarci agli ~omini e al~e co~ che da1;1noaspetto assoluto ai nostri doveri d'un istante», dimenticando « 11 momento che corre e le quotidiane agitazioni che fanno delirare le menti e che sciolgono le lingue prima che siano formati _i p~sieri »,; ma,_ proce– dendo, ci accorgiamo subito che, dentro ogm pagma, c è, abilmente ·ibliotecaGino Bianco
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