Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
114 G. FERRARI, Gli scrittori politici italiani / / lungo circa, le rela~ioni e le differenze fra, dialetto e lingua .. Non si stan– cava, di censurarlo perché l'autore, alle voci milanesi raccolte con atten– zione e con discernimento, aveva, fatto corrispondere voci derivate con– fusamente da parecchi dialetti toscani e da scrittori vecchi e recenti; e dava quel vocabolario agli amici perché ne annotassero gli error~, e di quelle note si serviva per la, seconda edizione dei Promessi Sposi. Ho detto che il Borri dà l'impressione di esser preciso e coscienzioso, e ne ho già dato una prova,. Un'altra,: i giudizi negativi del Manzoni su Melchiorre Gioja tp. 69) sono pienamente confermati dalle sue po– stille al Nuovo progetto delle scienz11economiche (Opere inedite, II, 127). Questi Colloqui sono trascritti dal Fiori, annotati diligentemente e preceduti da un,, largo studio su « La figura, di Giuseppe Borri», che lumeggia, le sue relazioni con il cognato, le doti di mente e d'animo che lo rendevano adatto a raccoglierne le conversazioni, i suoi rapporti con Teresa,; il Fiori ha, tra l'altro, il merito di aver descritto con discer– nimento la seconda moglie del Manzoni e di averne ritratta, con pagine convincenti, la natura, affettuosa,. 11 manoscritto del Borri appartiene al fondo Stampa, che si con– serva in Milano presso l'Istituto pei Figli della Provvidenza,. In quel medesimo fondo rimangono anco;ra inedite 55 pagine del Manzoni con le istruzioni per i disegni dell'edizione illustrata dei Promess~ Sposi, del 1840 : reliquie, forse, preziose per -chi voglia conoscere la, sua co– scienza a,rtistica e il suo atteggiamento critico di fronte al proprio capolavoro. Chi le sta pubblicando ? · ATI'ILIO MoMIGLIANO. GIUSEPPEFERRAR!, Gli scrittori politici italiani. - Monanni, Milano, 1929. L. 25. Racconta il Tabarrini che, quando nei familiari colloqui, muoveva al Ferrari obiezioni a,lle sue dottrine, questi rispondeva senz'ira: « Ma si, voi siete in un aJtro mondo; in Italia forse dieci persone possono comprendermi:»; e sperava nell'avvenire. Se non proprio dieci, le persone disposte a capirlo non erano molte. Filosofi, storici, politici, lo guardavano un' po' di traverso. Potevano si ammirarne l'ingegno, ma, non le idee. Sotto il suo stile immaginoso, irruente, più oratorio che discorsivo, si nascondeva, una natura scettica e paradossale: scet– tico di fede lo disse anche il Mazzini. La, sua concezione della storia, non ostante certe apparenti conformità col pensiero vichiano, era_ una costruzione meccanica. E poi a renderlo non simpatico contribuiva la,· sua incorreggibile francofilia, per cui l'Italia era fatalmente condan– nata a dipendere dalla Francia per il proprio risorgimento intellet– tuale e politico. Perciò al :ritorno in Italia dopo il lungo esilio francese fu più ascoltato che letto. Piaceva seguirlo, oratore eloquente dalla cattedra universitaria o dalla tribuna parlamentare, anche se le parole che gli fluivano copiose e sonore dalla, bocca, .lasciavano un senso di stordimento e disorientavano. Non sbagliò dicendo che sperava nell'avvenire. Le sue opere, quasi BibliotecaGino Bianco
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