Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
112 G. B~>RRI, I colloqui col Manzoni -------------- -------------- gli aveva spiegato la ·scarsa devozione degli italiani al papa con queste parole: - Questo sentimento di disaffezione è desolante e deve' ferire ogni credente nel vivo del cuore. « Ma purtroppo ha il suo motivo in Italia. Non tutti sanno distinguere nel Papa il sommo Pontefice dal .Principe: coine principe, lo veggono legato strettamente coi nemici del- 1' Italia; come principe, attribuiscono in gran parte a lui, non senza ragione, il presente avvilimento della patria comune. La spada nuoce al pastorale.» E aveva ribattuto, ad un'osservazione del frate: « Magro compenso l'aver Roma capitale del mondo cattolico, e tutto il resto del!' Italia o direttamente o indirettamente serva dello straniero. » Ma quando non c'era di mezzo questa ragione, non aveva nessuna pregiudiziale contro l'unione dei due poteri: « Manzoni diceva che non capiva come una cosa, che tanti Santi avevan trovato non solo compa– tibile, ma giusta .... fosse tanto censurata da taluni» (p. 148). Un altro argomento politico: Mazzini. Siamo nel dicembre del '45. « Disse come Mazzini si dava l'aria di riguardar Giusti come il poeta delle sue opinioni, come il suo poeta cesareo, cosa contro la quale Giusti protestava altamente. Parlò della poca accortezza di Mazzini e com– pagni, che avevan per loro principale agente un mantovano [Attilio Partesotti] allo stipendio della polizia austriaca,» (p. 1~0). Il Manzoni non era uiazziniano, e non solo per motivi politici. Il 15 aprile 1923 Maria Tosi pubblicò sulla Rivi8ta d'Italia tre lettere del Manzoni, che devono essere sfuggite a parecchi : una è particolarmente interessante. Marcelin De Fresne, traduttore del dialogo <<Dell'invenzione», il 27 lu– glio 1859 scrive al Manzoni: « L'ltalie n'a qu'un guide et qu'un maitre: Mazzini.» Manzoni risponde: « Bon Dieu ! peut-on étre jugé comme cela? Sommes-nous devenus la Chine pour vous ? » « J e ne voudrai.s pourtant pas assurer qu'il n'y ait pas en Lombardie une vingtaine et dami le reste <le l'Italie un nombre proportionnel de personnes dont on puisse dire, en faisant allusion à l'homme que vous nommez, qu'ils n'ont qu'un guide et qu'itn maitrc. » Notate che il Manzoni tace il nome del Maz– zini: forse per un riserbo e una ripugnanza. religiosa. Il Salvadori nel suo libl'ù postumo condanna nel Maazini « l'adorazione dell'umanità deificata-», « l'empia presunzione delle forze umane»: tale doveva essere il pensiero del Manzoni ; e quel silenzio, per chi conosce le sue abitu– dini spirituali, ha un significato assai grave. Il giudizio del De Fresne ferì iì Manzoni per lo stesso motivo per il quale nel '61 lo ferivano quelli del Guizot sull'Italia: perché i falsi apprezzamenti, se non nuocciono ad un popolo forte, sono armi temi– bili per un popolo debole e ò.jviso (PP,· 239-240). Il Borri desume la no– tizia intorno allo sdegno suscitato nel Manzoni dalle parole del Guizot, da un articolo della Lombardia, in cui il grande milanese è desig:p.ato con la frase « il nostro concittadino» : l'identificazione atte stata. dal Borri trova una conferma nell'argomentazione della lettera che ho citato . .Non c'è documento ·politico nuovo che non aggiunga qualche mo– tivo alla storia dell'illuminato patriottismo del Manzoni. Dopo questo, gli argomenti più importanti dei Colloqui del Borri BibliotecaGino Bianco
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