Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929
110 F. GUIOCIARDINI, Ricordi politici e civili I Ricordi hanno avut0 la sortP di cumulare su di sé un giudizio artistico di com:i:>iuta esaltazione ed uno morale di netta condanna. Basta citare, per tutte, la critica di Francesco de Sanctis. Mirabile l'osservatore politico e lo scrittore; ma la coscienza morale dell'uomo non era punto bella. Essa presentava il trionfo dell'egoismo, del « par– tieulare », senza elevazione e senza ritegno. Se Machia-velli aveva assor– bito la morale nella ragion di Stato, elevando tuttavia questa fino all'ideale na.zionale, per il Guicciardini dei Ricordi. la morale è inesi– stente o rimane in un canto, solo contando l'interesse p·ersonale . .Parrebbe, dunque: perfezione artistica ed immoralità essenziale. Possono, veramente, le due cose accordarsi insieme? Non entriamo nella questione filosofica generale; a risolvere il caso. specifico ci aiuterà la prefazione, incisiva non meno che colorita, di Pietro P,ancrazi. _Il· quale richiama giustamente l'attenzione, innanzi tutto, su « l'accento ma– E;cb,io » e « il timbro virile» della voce guicciardiniana. Non è la voce· di un cor:çuttore. Predica il « particulare », ma non lo presenta come. utilità ge1;i.erale.Fornisce ricètte a,ll'int,eresse, ma non lo traveste come virtù. Scrive appunti di « economia politica», non pretende che siano prin– cipi di etica. Il Guicciardini non ha perduto affatto la coscienza morale: sa perfettamente distinguere quel che è bene e quel che è male. Non è così virtuoso da consigliare di fare il bene anche· quando ne viene µn grave danno person:i..le. Ma confessa. schietto la sua debolezza : il mondo è così, egli non ha la forza di cambiarlo. Essere incudine· o martello : egli preferisce far da martello, ma non pretende che' quest0 sia un benefattore dell'incudine. ·Quello che il F·oscolo disse, idealiz– zando romanticamente, di Machiavelli, che sfrondava 'gli allori· dei tiranni, si potrebbe dire con maggiore aderenza aJla realtà del Guicciar– c1ini. Là dove· il primo idealizza la ragion di Stato, il secondo la spoglia di va.Iore universale, riducendola al •«particulare » del principe, di fronte a cui si difende come può il « particulavei ,» del singolo cittadino. Di esal– tazione dello Stato, di « .Stato etico»,. in Guicciardini non è traccia. 11 .l;'ancrazi, però, ha i,aputo finemente rilevare nei Ricordi qualche cosa che supera l'egoismo comune. È il gusto dell'agire, che « è ener– gia, ma insieme controllo di sé, volontà. » Qui abbiamo un principiò di disinteresse e insieme di disciplina morale. Il maestro del « particulare » stima l'onore ed esalta l'ambizione; e giunge ifino à trovare, nell'agire da «savio», una SQddisfazione indipendente dal risultato raggiunto. « Chi è bene savio ha da <:on tentarsi più di essersi mosso con buono con– siglio, ancora che lo effetto s}a,stato malo, che se in uno .consiglio cat– tivo avessi avuto lo effetto buono». Mettendo in vedetta questo, che è il Ricordo OCOLXXXII, il ,Pancrazi ha avuto la mano felice; perché ver&– mente ess.o ci dà del Guicciardini una fisionomia diversa da quella nota ai più e apparente dalla, lettera di tanti altri ricordi. Certamente., si tratta di·« saviezza», non di moralità e di virtù ; ma almeno essa viene esaltata per la sua bellezza intrinseca. Amore disinteressato dell'arte. Accanto a questo, noi porremmo, a spfogazione e sviluppo ùlteriore, il Ricordo CLX : « È certo gra;n cosa che tutti sappiamo avere a morire, ttltti viviamo come se fussimo certi avere sempre a vivere .... credo BibliotecaGino Bianco
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